Singapore. DG Autorità Monetaria: Resilienza pandemica può essere un vantaggio competitivo per noi

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Parlando stamattina dal palco dell’Istituto di Studi Politici della prestigiosa Scuola di Politiche Pubbliche “Lee Kuan Yew” di Singapore, il direttore generale dell’Autorità Monetaria (banca centrale) della città-stato asiatica, Ravi Menon, ha evidenziato la strategia adottata in quella che è stata descritta come una nuova fase endemica della pandemia, durante la campagna di vaccinazione globale. L’intervento ha incluso anche una riflessione generale sul modello-Singapore e la necessità di aggiornare e rimodulare il suo funzionale sistema di equilibri tra meritocrazia e uguaglianza, sostenendo il potere d’acquisto della classe media. Proponiamo qui di seguito la traduzione in italiano del report dal titolo Pandemic resilience can be source of competitive advantage for Singapore: MAS chief, pubblicato dal quotidiano singaporiano The Straits Times


di Grace Ho
[The Straits Times]



La resilienza di fronte alla pandemia può generare un vantaggio competitivo per Singapore ed aiutarci a riprenderci in modo più solido dall’emergenza Covid-19. Lo ha affermato oggi Ravi Menon, direttore generale dell’Autorità Monetaria della città-stato asiatica, durante un suo intervento dal titolo I quattro cavalieri presso l’Istituto di Studi Politici. Si è trattato della prima di quattro letture presentate in qualità di S R Nathan Fellow. L’incarico promuove la ricerca in materia di politica amministrativa e governance.

Nel Cristianesimo, secondo Menon, i quattro cavalieri rappresentano i diversi aspetti dell’apocalisse e i cambiamenti più profondi rispetto al vecchio stato di cose. I quattro cavalieri oggi, cioè i quattro elementi capaci di generare cambiamenti tanto epocali, sono la crescita demografica, la diseguaglianza, la tecnologia e il clima.

Aggiungendo un potenziale quinto “cavaliere” alla lista – la pandemia – il direttore generale dell’Autorità Monetaria di Singapore ha affermato che fenomeni come l’accresciuta interazione tra umani e animali, l’urbanizzazione, la sovrappopolazione e persino il cambiamento climatico sono emersi quali fattori di rischio per la comparsa, con maggior frequenza, di nuove pandemie.

La resilienza pandemica può rappresentare una nuova risorsa di vantaggio competitivo per Singapore, secondo Menon, perché il futuro post-Covid premierà la fiducia e la stabilità, oltre a quei Paesi dimostratisi in grado di gestire bene le crisi, con un impatto minimo sull’attività economica. «I leader economici globali che si confrontano con il Consiglio di Sviluppo Economico e l’Autorità Monetaria di Singapore sottolineano come la gestione della pandemia da parte della nostra città-stato ha rafforzato la sua posizione di luogo resiliente per poter fare impresa».


Adattarsi ad un Covid endemico

Adattarsi ad un Covid endemico significa assumere un approccio di gestione del rischio ed evitare i due estremi della tolleranza-zero e del lasciar-fare, ha aggiunto Menon. «Non imporre alcuna misura di sicurezza, soprattutto se porzioni significative della popolazione non sono state ancora vaccinate, rischia di portare ad una recrudescenza epidemica», ha aggiunto il dirigente.

«D’altra parte, chiudere i confini ed imporre lockdown in risposta ad ogni nuovo focolaio colpirebbe severamente il sostentamento con scarsi o nulli vantaggi in termini di vite salvate», ha proseguito. La strategia di Singapore, al momento, è quella di contenere ulteriori trasmissioni fin quando la maggior parte della popolazione non sarà vaccinata, e le imprese dovrebbero avere un piano per la continuità produttiva nel caso in cui venissero nuovamente imposte restrizioni alla mobilità. Questa è una dimensione-chiave della resilienza economica, secondo Menon.


L’impatto della tecnologia

Approfondendo l’impatto della tecnologia sul mercato del lavoro, Menon ha affermato che ridurre il bisogno di manodopera attraverso l’automazione non è necessariamente qualcosa di negativo. I robot, ad esempio, possono trasformare i settori dell’edilizia e delle pulizie, oltre a ridurre la dipendenza di Singapore dalla manodopera straniera.

Il direttore generale dell’Autorità Monetaria ha sostenuto che difficilmente la tecnologia eliminerà un ampio numero di posti di lavoro dal momento che l’immaginazione umana, l’empatia e l’affidabilità non possono essere automatizzate. Tuttavia, per mantenere la società in equilibrio, la chiave è una fiorente classe media, ha proseguito. Questo significa aumentare i salari medi attraverso politiche attive in materia di mercato del lavoro, poiché è importante trasmettere speranza e fiducia all’ampia fascia mediana della società.

Menon ha aggiunto che il mercato del lavoro deve essere ancora più dinamico e flessibile, caratterizzato da un elevato livello di distruzione e creazione dei posti di lavoro, oltre che di mobilità. «Questo richiederà probabilmente maggior protezione e sicurezza per i lavoratori rispetto a quella attualmente garantita a Singapore».


Meritocrazia e diseguaglianza

Durante la sessione domanda-risposta, moderata da Danny Quah, rettore della Scuola di Politiche Pubbliche “Lee Kuan Yew”, Menon ha affrontato i temi collegati della meritocrazia e della diseguaglianza. Poiché la meritocrazia è un ideale, essa può creare disfunzionalità che conducono le persone a percepire il sistema come ingiusto, ha osservato il dirigente.

Utilizzando l’analogia di una gara, Menon ha affermato che, sebbene tutti partano negli stessi tempi, la vita non è una corsa ma una staffetta. «Il testimone viene passato in tempi diversi […] e così la gara va avanti. Allora dov’è l’uguaglianza delle opportunità? Perché si sta ereditando un vantaggio. Ma è il vantaggio accumulato a permetterti di avere una marcia in più nell’acquisizione del merito».

La soluzione non è rinunciare alla meritocrazia, che è cruciale per il successo di un piccolo Paese come Singapore, bensì di «riorganizzarla in modo che l’imparzialità e l’uguaglianza delle opportunità sia grossomodo mantenuta». Ciò significa anche sostenere l’ampia classe media. Su questo, Singapore si è mossa bene, ha sottolineato Menon, osservando che i salari medi reali sono aumentati ad una media del 2,6% all’anno tra il 2011 e il 2020, un dato più alto rispetto all’1,2% registrato nella decade precedente.

Qualcosa che vale la pena notare è la diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza, ha aggiunto il direttore generale della banca centrale. Questo può minare la meritocrazia, poiché l’accumulazione di ricchezza può superare di gran lunga le differenze reddituali dovute alle differenze nelle competenze e nelle prestazioni.

«A causa della dinamica dei prezzi sul mercato finanziario e sul mercato immobiliare, una persona può diventare straordinariamente ricca con un piccolo sforzo. Ovviamente, quella persona si sta assumendo un rischio, ma i ritorni per questo rischio possono essere enormi». Questo divario di ricchezza può creare un senso di ingiustizia, ha aggiunto Menon.

«Prendete, per ipotesi, il neurochirurgo che vi sta operando. Credo che nessuno gli negherebbe l’alto stipendio che sta prendendo e voi stessi vorreste pagarlo bene. Ciò che la gente non accetta è che i suoi figli ereditino la sua ricchezza, godendo di uno stile di vita agiato senza restituire nulla alla società e vivendo come un’élite. La meritocrazia ereditaria è un modo estremo per descrivere come potrebbe andare a finire ed è qualcosa che dobbiamo evitare».




Traduzione a cura della Redazione
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