È in arrivo La guerra dei mondi, nuovo numero della rivista interamente dedicato al conflitto tra Russia e Ucraina. A quasi quattro mesi dall’inizio delle ostilità tra i due Paesi, la pubblicazione cerca di approfondire la crisi in corso attraverso una serie di analisi sui diversi attori direttamente o indirettamente coinvolti e due interviste con l’Ambasciatore russo in Italia Sergej Razov e l’imprenditore Pietro Di Febo.
A cura della Redazione
Con lo sfondamento dei confini ucraini ordinato da Vladimir Putin lo scorso 24 febbraio, l’Europa è improvvisamente piombata in un conflitto dalle conseguenze tutt’ora imprevedibili. Quella che il Cremlino ha definito nei termini di un’“operazione militare speciale”, finalizzata a “smilitarizzare” e “denazificare” l’Ucraina, è più propriamente uno scontro su vasta scala che nel giro di poche settimane ha pienamente coinvolto l’Unione Europea, accorsa, assieme agli Stati Uniti, in sostegno di Kiev.
Trasformatasi in un confronto di portata globale tra la Russia e la NATO, la guerra in Ucraina sta già producendo un impatto significativo sull’economia mondiale, in particolare sui Paesi artefici delle sanzioni contro Mosca, con il rischio, sempre più concreto, che la contrapposizione raggiunga un drammatico punto di non ritorno da qui all’autunno.
Cosa sta accadendo? Quali potrebbero essere le conseguenze per l’Italia e l’Europa? Quali le possibili vie d’uscita? A queste ed altre domande cerca di rispondere il nuovo numero di Scenari Internazionali, attraverso approfondimenti che compiono una retrospettiva sull’intera storia della crisi in atto, cominciata con le proteste anti-russe del cosiddetto Majdan nel 2014, ma anche sulle ragioni più remote delle frizioni tra Russia e Ucraina, dalla Rus’ di Kiev sino al secolo scorso.
L’analisi si sposta sull’Unione Europea, dove i sei pacchetti di sanzioni fin qui approvati contro Mosca stanno avendo significative ripercussioni sulla produzione e sui consumi di imprese e famiglie, con danni già evidenti per diversi comparti agricoli e manifatturieri. Tra le più esposte, non solo per le forniture di gas, ci sono Italia e Germania. Paure analoghe, sebbene al momento meno impattanti, anche negli Stati Uniti, dove Joe Biden ha messo in campo un’intransigenza quasi da “ultima sfida”.
Nel quadro della NATO, tuttavia, c’è anche chi ritiene che fornire armi letali a Kiev in guerra e prendere di petto la Russia sia un’idea sbagliata. È il caso, pur con diverse sfumature, motivazioni ed esigenze, di Turchia ed Ungheria. I rispettivi leader, Erdoğan e Orbán, legati tra loro da buoni rapporti diplomatici, stanno cercando di ritagliarsi un insolito ruolo di mediatori internazionali puntando su neutralità e diplomazia.
Sullo sfondo del conflitto, il più importante convitato di pietra è senz’altro la Cina, aspramente criticata nei primi due mesi di guerra dall’Occidente per una posizione giudicata ambigua. In realtà, quelle di Pechino sono ragioni molto più lineari di quanto appaiano, dettate da una serie di motivazioni politiche, storiche, geopolitiche e commerciali, che mettono anche il gigante asiatico in una posizione di potenziale mediatore nel futuro prossimo.
Quello tra Russia e Ucraina è probabilmente anche il primo conflitto, o almeno il primo su vasta scala, a segnare il definitivo ingresso delle criptovalute nella dimensione della guerra. L’Ucraina ha fatto uso di donazioni in criptovalute per finanziarsi dopo l’inizio delle ostilità mentre, secondo alcuni osservatori, la Russia potrebbe aver strutturato un ecosistema crypto per eludere le sanzioni. Di certo c’è che Mosca ha accelerato il percorso di introduzione del rublo digitale, un progetto già noto da tempo ma che, ora, potrebbe risultare fondamentale.
A chiudere il numero, come di consueto, due interviste: una con l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, S.E. Sergej Razov, che ci ha consegnato una dura presa di posizione nei confronti del Governo Draghi, ma anche la speranza che le relazioni tra Roma e Mosca, oggi ai minimi storici, possano ritrovare lo slancio di pochi anni fa sulla base degli interessi comuni; e l’altra con l’imprenditore Pietro Di Febo, operatore turistico, titolare dell’agenzia bolognese EurAsian Travel, molto attiva verso i mercati dell’area post-sovietica, che ci ha raccontato la difficile situazione che il suo settore e l’intera economia dell’Emilia-Romagna stanno vivendo a causa delle sanzioni.
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