Azerbaigian. Dopo un semestre positivo arriva la firma del Memorandum sul gas con l’UE

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Pochi giorni prima della firma di ieri, a Baku, del Memorandum d’intesa tra Unione Europea e Azerbaigian per aumentare le forniture di gas già garantite oggi attraverso i flussi del Corridoio Meridionale, di cui il TAP è l’ultimo tratto, il presidente Ilham Aliyev aveva presentato un bilancio dei risultati raggiunti dal Paese nel primo semestre di questa’anno. L’Azerbaigian sembra aver superato a pieni voti il duro test pandemico, estendendo le esplorazioni nei suoi ricchi giacimenti e riducendo il rapporto tra debito pubblico estero e PIL. Baku si inserisce così nella crisi tra Russia e UE, aumentando il suo peso internazionale.


A cura della Redazione


Il 15 luglio scorso si è tenuta una riunione dedicata ai risultati raggiunti dall’Azerbaigian del primo semestre del 2022 sotto la guida del presidente Ilham Aliyev. Nel suo discorso introduttivo, Aliyev ha affermato che i primi sei mesi dell’anno mostrano ancora una volta che l’Azerbaigian si sta sviluppando con successo e che gli impegni prefissati in tutte le direzioni vengono implementati.

Affermando che la politica estera del Paese è stata molto attiva durante l’anno e che sono stati compiuti nuovi importanti passi in questo ambito, il capo di Stato ha riscontrato una cooperazione attiva con l’UE: «Stiamo lavorando a un nuovo accordo. La maggior parte del documento è stata concordata e si stanno discutendo anche altre questioni. Spero che nel prossimo futuro tutti i temi saranno condivisi. Ho avuto diversi incontri con il Presidente del Consiglio dell’Unione europea, e anche conversazioni telefoniche, e ovviamente l’argomento principale è la normalizzazione delle relazioni Azerbaigian-Armenia. Tuttavia, allo stesso tempo, ampie discussioni sul futuro sviluppo delle relazioni Unione Europea-Azerbaigian. Nel prossimo futuro verrà firmato un importante documento tra l’Unione europea e l’Azerbaigian: un documento sulla sicurezza energetica, che eleverà la nostra cooperazione a un livello superiore».

Contemporaneamente, Aliyev ha sottolineato i progressi registrati nella direzione dello sviluppo delle relazioni USA-Azerbaigian e che sono state organizzate visite reciproche di alti funzionari: «Il presidente statunitense mi ha inviato una lettera due volte, sia in occasione del Giorno dell’Indipendenza che in occasione dell’apertura della Settimana dell’Energia di Baku. Nelle mie lettere di risposta e nelle lettere che mi sono state inviate, è stata notata in particolare l’importanza dei nostri rapporti, che hanno insieme una grande storia e un futuro radioso».


NAGORNO-KARABAKH, QUESTIONE ANCORA APERTA

Malgrado i passi compiuti nella direzione della normalizzazione delle relazioni tra Azerbaigian e Armenia nel semestre di quest’anno, Aliyev ha evidenziato che purtroppo non ci sono ancora risultati concreti e che l’Armenia non adempie alle questioni e agli obblighi che ha assunto con la firma Dichiarazione del 10 novembre 2020.

«Uno di questi è il ritiro delle forze armate armene dal Karabakh», ha detto Aliyev, che ha aggiunto: «Ad oggi, questo problema non è stato risolto. Abbiamo sollevato la questione molte volte ma l’Armenia la sta prolungando. Allo stesso tempo abbiamo sollevato la problematica di fronte alla leadership militare russa e, pochi mesi fa, un alto funzionario del Ministero della Difesa della Russia, durante la sua visita in Azerbaigian, ha promesso al nostro Ministero della Difesa che le forze armate armene sarebbero state ritirate dal Karabakh entro giugno. Tuttavia siamo a metà luglio e questo problema non è stato risolto. L’Armenia non adempie a questo obbligo, contrariamente alla Dichiarazione del 10 novembre. Le forze di pace russe – anche la parte russa ha firmato la Dichiarazione – come si suol dire, non la stanno costringendo ad agire in tale direzione. Naturalmente, questa è una situazione intollerabile. Perché è del tutto inaccettabile che le forze armate armene rimangano nel territorio dell’Azerbaigian».

Secondo Aliyev, in base alla Dichiarazione del 10 novembre si sarebbe dovuto stabilire una continuità territoriale tra la porzione principale dell’Azerbaigian e la Repubblica Autonoma di Nakhchivan: «Tuttavia, questa opportunità non ci è stata data fino ad oggi. La strada di Lachin è aperta e nella Dichiarazione del 10 novembre ci siamo impegnati affinché la stessa funzionasse e l’Azerbaigian garantisse la sicurezza di tale strada. Abbiamo preso questo come un impegno e lo stiamo seguendo. Ma non c’è modo di andare a Nakhchivan dalla parte principale dell’Azerbaigian. Non solo non ne abbiamo l’opportunità, ma non vediamo alcun lavoro in questa direzione sul territorio dell’Armenia».

Aliyev ha affermato che, tra le altre cose, la leadership armena ha iniziato a parlare nuovamente di uno status. «Tuttavia, quando la guerra finì, quando l’Armenia firmò l’atto di capitolazione, ci fu un accordo verbale tra noi – i leader di Azerbaigian, Russia e Armenia – in merito al fatto che la questione dello status non sarebbe stata toccata. L’Armenia lo ha seguito per qualche tempo ma recentemente, a volte il primo ministro e talvolta il ministro degli Esteri, mettono in discussione lo status del Karabakh. Dov’è andato lo status e cosa è successo allo status, l’ho detto dopo la guerra, non voglio ripeterlo. Penso che parlare di status sia una questione molto pericolosa per l’Armenia. Perché anche noi possiamo parlare di status, per Zangezur possiamo chiedere lo status. Quello di Zangezur ci è stato tolto nel novembre 1920. Non ne stiamo parlando, ma possiamo parlarne, vediamo quale sarà il risultato».

Il presidente azerbaigiano ha poi parlato del tentativo di rianimare il disciolto Gruppo di Minsk. «Ora il Gruppo di Minsk ha praticamente abbandonato la scena», ha spiegato Aliyev, proseguendo: «Noi – il Paese che partecipa a questo processo – diciamo che non c’è bisogno del Gruppo di Minsk, non c’è bisogno di un gruppo che non produce risultati da 28 anni. Questo è quello che diciamo. Per usare un eufemismo è in corso una guerra fredda tra i co-presidenti del Gruppo di Minsk. Infatti, essi stessi ammettono che il Gruppo di Minsk è disfunzionale. La parte armena, ogni minuto, parla ancora del Gruppo di Minsk. Questo cosa significa? In poche parole, dietro questo vediamo ancora pretese territoriali contro il nostro Paese. Da un lato, l’Armenia accetta i nostri cinque principi e li recepisce, tra cui il riconoscimento reciproco dell’integrità territoriale dei Paesi, la rinuncia alle rivendicazioni territoriali reciproche e altre disposizioni. Dall’altro, il Gruppo di Minsk sembra dover fare qualcosa, quindi la domanda è: cosa dovrebbe fare? Il conflitto del Karabakh è stato risolto, la questione del Karabakh è chiusa. Il Karabakh è Azerbaigian!».


CRESCITA, SVILUPPO E COOPERAZIONE ENERGETICA

Parlando dello sviluppo economico dell’Azerbaigian nella prima metà dell’anno, Aliyev ha dichiarato: «L’economia è cresciuta del 6,2%, quella non petrolifera del 9,6%, la produzione industriale totale nel settore industriale del 2,1% e l’industria non petrolifera dell’11,5%. Si tratta di risultati molto buoni e lo vediamo nella vita reale, perché ci consente di aumentare gli stipendi e le pensioni. Il reddito della popolazione è aumentato di circa il 20%. Anche il nostro commercio estero è aumentato molto, di circa il 70%. Le nostre esportazioni sono più che raddoppiate: tra queste, quelle non petrolifere sono aumentate di oltre il 25%. Il saldo positivo della bilancia commerciale estera è di 12,1 miliardi di dollari in soli sei mesi. Tali dati possono essere motivo di orgoglio per qualsiasi Paese. Il primo luglio dello scorso anno, il nostro debito pubblico estero ammontava al 16% del PIL. Secondo le statistiche che mi sono state fornite il primo luglio di quest’anno, questo dato è sceso al 10,7%».

Nel suo intervento, il leader azerbaigiano ha parlato anche dei progetti realizzati nei territori liberati dall’occupazione armena, dei lavori svolti per aumentare la produzione di grano, così come l’impegno profuso nei settori del trasporto e della connettività.

Parlando in particolare dei grandi progetti nell’ambito delle energie rinnovabili, Aliyev ha indicato chiaramente la linea: «Ci sono grandi prospettive in questo campo. Allo stesso tempo, questo ci consentirà di risparmiare gas naturale ed esportare il gas naturale risparmiato, soprattutto considerando che la domanda del nostro gas è aumentata notevolmente. La ragione di ciò è chiara e, ovviamente, stiamo lavorando in questa direzione. Abbiamo pianificato il gas estratto da giacimenti promettenti per soddisfare la domanda interna, oltre che per l’esportazione. Per ora, la nostra base di risorse per l’esportazione è il giacimento di Shah Deniz. Ma nel prossimo futuro è prevista la produzione di gas dai giacimenti Absheron, Shafaq, Asiman, Umid-Babek e dai giacimenti di gas profondi di Azeri-Chirag-Guneshli».

Il presidente della repubblica caucasica ha ricordato che non si tratta solo di progetti esplorativi, ma di lavoro pratico. Proprio ieri, infatti, Bruxelles e Baku hanno siglato un nuovo Memorandum d’intesa sull’energia per raddoppiare le forniture entro il 2027. «Questo è il nostro contributo alla sicurezza energetica dell’Europa e di altri Paesi», aveva chiosato Aliyev appena tre giorni prima.



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