Modena, Sindaco Muzzarelli: Puntare sulla nostra cultura d’impresa e del lavoro

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Nelle metropoli occidentali, la maggiore capacità di innovarsi ed agganciarsi al processo di globalizzazione mette in salvo, almeno a prima vista, il benessere e la qualità della vita. Nella provincia, più duramente colpita da recessioni e rallentamenti, prevale invece l’ansia per un futuro incerto, in cui distretti industriali depressi, quartieri multietnici e mancanze infrastrutturali fanno da sfondo ad una situazione di sconforto. L’Italia, grazie alla sua particolare conformazione geografica e all’elevato tasso di attrattività dei centri piccoli e medi, appare in parte estranea a questo trend. Il peso delle nostre micro, piccole e medie imprese, inoltre, con i tanti poli produttivi sparsi anche in aree non metropolitane, continua a giocare un proprio ruolo nonostante la crisi. La domanda, tuttavia, è: per quanto tempo ancora? Un interrogativo che, a sua volta, ne apre un altro: come sta la provincia italiana?


A cura della Redazione

Innovazione, cultura d’impresa e del lavoro. E poi ancora: istruzione, formazione e ricerca. Tutti elementi fondamentali per il territorio modenese, che continuano a rinnovarsi e ad essere un valore aggiunto per il settore manifatturiero ed industriale locale, da poter essere apprezzato in Italia e soprattutto all’estero. Per saperne di più abbiamo raggiunto Giancarlo Muzzarelli, sindaco di Modena e presidente della Provincia omonima.

Benevenuto Sindaco Muzzarelli. Conoscendo la forte tradizione manifatturiera modenese, che genere di fase sta vivendo il tessuto produttivo locale, inteso come industriale e manifatturiero?
L’export sta registrando dati importanti, e questo conferma la forza di un tessuto produttivo che ha saputo attraversare la crisi, innova ed è competitivo. Ma come sappiamo la ripresa è ancora debole, soprattutto sul versante della domanda interna e del rilancio degli investimenti pubblici e privati, con settori come l’edilizia e le costruzioni che hanno pagato un prezzo altissimo e stentano a ritrovare slancio e a cambiare paradigma, nel senso di orientare le imprese al recupero, alla trasformazione urbana, alla sicurezza sismica e all’efficienza energetica.

Sono stati fatti, o sono in progetto, miglioramenti al riguardo e per incrementare l’attrattività e la competitività del territorio?
Tutta la nostra strategia è orientata ad attrarre capitali e talenti, creandone le condizioni con l’offerta di infrastrutture, servizi, ricerca e innovazione, qualità della vita. Penso al Tecnopolo per la ricerca e il trasferimento tecnologico, ai progetti per la cultura come il Sant’Agostino-Estense e l’ex AMCM, agli investimenti sulla scuola. Da ultimo, ma non certo per ultimo, vorrei sottolineare l’importanza strategica del protocollo Comune-Unimore per Modena città universitaria.

Sono in programma determinati progetti in ambito innovativo a questo proposito?
Non ci sono solo programmi, come quelli che ho citato, ci sono iniziative avviate, come i laboratori digitali dell’R-NORD, l’aumento della connettività wireless e il riordino del casello autostradale di Modena Nord. Ma per tornare ai programmi vale la pena di citare il progetto automotive, che coinvolge l’Università e le principali aziende modenesi del settore, e il recupero della periferia nord della città, presentato con interventi di riqualificazione urbana che integrano sicurezza, qualità residenziale, nuovi servizi e ICT, in particolare con la realizzazione del Data Center, a servizio delle pubbliche amministrazioni e delle imprese.

Sul fronte della digitalizzazione a favore del mondo produttivo a che punto siamo, e quale sarà il primo traguardo?
Ho appena citato il Data Center. Abbiamo aumentato i servizi digitali on-line – pratiche digitali – per attività produttive ed edilizia. Possiamo aggiungere il cablaggio a banda ultralarga in fibra ottica di quattro aree produttive della città: San Damaso, Pip 10, Fiera e Via Cavazza – già realizzata la dorsale nelle ultime due – e stiamo preparando un analogo progetto anche per il Quartiere Torrazzi.

Cosa consentirà ancora di fare la differenza ed essere valore aggiunto per Modena dal punto di vista manifatturiero, ma anche industriale e produttivo nel breve, nel medio e nel lungo periodo?
Innanzitutto occorre la consapevolezza che la manifattura è cambiata e cambierà ancora, incorporando sempre più automazione, ricerca e servizi. Ne consegue che la ricerca, il trasferimento tecnologico, l’alta formazione e naturalmente un livello diffuso di istruzione e di formazione permanente saranno i fattori decisivi per l’innovazione delle imprese la competitività. Consentitemi, però, di richiamare un dato che non è tecnico, ma culturale: per continuare a vincere ci vogliono cultura d’impresa e cultura del lavoro. Senza questi ingredienti ci si adagia e si declina. A Modena, per fortuna, questa cultura c’è ancora e dobbiamo fare in modo che le istituzioni e la società sappiano riconoscerla e valorizzarla.




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