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Pittoresco ed eccentrico durante la campagna elettorale del 2023, il presidente argentino Javier Milei ha dovuto subito fare i conti con la difficilissima situazione economica e finanziaria del Paese latinoamericano. Contestato da opposizioni e sindacati per le misure draconiane adottate, tra i suoi obiettivi dichiarati ci sono quelli di riportare stabilmente l’inflazione sotto la soglia d’allerta, semplificare il quadro normativo per le imprese, rilanciare il commercio internazionale e gettare le basi per una maggiore ramificazione industriale, sviluppando il potenziale di province sin qui rimaste indietro. Per saperne di più abbiamo contattato il segretario generale della Camera di Commercio Italiana (CCI) in Argentina, Claudio Farabola.
A cura della Redazione
Dr. Claudio Farabola, benvenuto su Scenari Internazionali. Cosa ci può dire di questi primi nove mesi di governo di Javier Milei. Come sta l’Argentina in questa fase?
L’eredità lasciata dal governo del Presidente Fernandez – inflazione e deficit pubblico alle stelle, emissione monetaria smodata, riverse negative della Banca Centrale, norme di controllo ferree sulla valuta e dei pagamenti internazionali, restrizioni al libero commercio, innumerevoli casi di sperpero del danaro pubblico e corruzione – ha generato una forte instabilità e sfiducia internazionale nel Paese. Ciò detto, risulta chiaro che cambiare tale situazione risulta un’impresa quasi titanica e ha obbligato il nuovo governo a prendere decisioni e misure drastiche, in alcuni casi quasi draconiane.
In tal senso, il Presidente Milei ha messo come pilastri del suo governo verso un cammino di riordinamento dello Stato e crescita del Paese, alcuni concetti fondanti come “emissione zero”, “equilibrio fiscale”, “modernizzazione ed efficientamento” della struttura pubblica, “apertura internazionale” con allineamento occidentalista e “ripresa economica” basata su tre driver produttivi, ovvero settore energetico, settore minerario e il tradizionale settore agricolo.
Una sfida che richiede certamente anche una certa dose di “fortuna” per quanto riguarda il panorama economico e finanziario internazionale, l’andamento del prezzo delle commodity – molto importanti per le esportazioni argentine – o l’apertura di nuovi mercati ed aree di business.
Possiamo dunque affermare che le misure prese in questi primi nove mesi di governo vanno nella direzione corretta pur se si è pienamente coscienti che non sarà facile e che richiederà un grande sforzo sociale ed economico, con risultati a medio-lungo termine e non “magici”, ma certi che incammineranno il Paese verso un processo di crescita sostenibile, compiuto con le norme e regole condivise ed applicate dalla maggior parte dei Paesi con maggior sviluppo e benessere socio-economico.
I tre pilastri a sostegno della ripresa economica e della riforma dello Stato sono la Legge “Omnibus” [“Ley Bases y puntos de partida para la libertad de los argentinos” – oltre 238 articoli], la Legge di “Incentivo ai Grandi Investimenti” (RIGI) e la Legge di Deregolazione e Trasformazione dello Stato (Ley Hojarasca) per aumentare l’efficienza e l’efficacia dell’Amministrazione Pubblica Nazionale, così come la semplificazione e la riduzione dello Stato, scritta ed implementata dal Ministro per la Deregolazione e Trasformazione dello Stato Federico Sturzenegger.
Abbiamo dunque assistito ad una lenta ma costante e progressiva eliminazione delle asimmetrie e regolazioni che limitavano il commercio internazionale ed il trasferimento della valuta e dei pagamenti, nonché ad una decisa riduzione dell’inflazione, passata dal 25% mensile di dicembre 2023 al 4% mensile del mese di luglio 2024, sicuramente il risultato più tangibile, oltre ad un’incipiente riduzione della dotazione dello Stato, all’eliminazione dell’intermediazione nell’assegnazione degli aiuti alle fasce di popolazione in situazione di precarietà, alla ristrutturazione dell’area di sicurezza pubblica e molte altre.
A prescindere da tutto ciò, per poter ridare stabilità e sostenibilità alla ripresa economica – ancora non concretizzata – sarà necessario consolidare regole chiare e prevedibili in termini di sicurezza giuridica, libera circolazione dei capitali, legislazione sul lavoro affinché chi porta investimenti possa avere la tranquillità di poter rimpatriare o reinvestire gli utili, importare macchine, componenti e materie prime necessarie ai processi industriali e allo sviluppo del business.
Purtroppo, non si vedono ancora le ricadute positive sulla popolazione anche in ragione delle misure draconiane applicate in termini di riduzione della spesa pubblica e normalizzazione dei costi dei servizi pubblici e pubbliche utility per poter sostenere i capisaldi della politica generale sopra menzionata.
Come ha ricordato anche Lei, i dati indicano che l’inflazione sta scendendo notevolmente e che a gennaio è arrivato il primo surplus finanziario in dodici anni, ma tutto ciò è stato possibile introducendo pesanti misure di austerità che rischiano di ripercuotersi contro le fasce più povere della popolazione. Il livello d’indigenza è destinato inevitabilmente ad aumentare o si riuscirà a trovare un giusto equilibrio tra i diversi fondamentali macroeconomici?
Milei è stato il secondo presidente eletto con maggior numero di suffragi nella storia democratica argentina dopo Perón, ma anche uno dei pochissimi – se non l’unico – a vincere un’elezione anticipando chiaramente che avrebbe tagliato la spesa pubblica e che il cammino sarebbe stato pieno di sacrifici per la popolazione a fronte di una speranza a medio-lungo termine di cambio sostanziale del sistema politico e del miglioramento dello stato di benessere generale.
Detto ciò, a distanza di nove mesi, a prescindere dalle misure draconiane prese e dalla situazione socio-economica, Milei mantiene un’immagine positiva superiore al 44% [in alcune analisi oltre il 52%] ed un’immagine negativa del suo governo che sta diminuendo di mese in mese [ad agosto era al 37% contro il 41% di aprile].
Il calo dell’inflazione, le misure per ridurre la spesa pubblica e la dimensione dello Stato, l’ottimizzazione del metodo di assegnazione degli aiuti sociali, gli innumerevoli scandali di corruzione del governo precedente ed un sistema più vantaggioso di attualizzazione di stipendi e pensioni, stanno sostenendo l’immagine e l’appoggio della popolazione – anche di quella più umile – che vede nella riduzione dell’inflazione e nel mantenimento degli ammortizzatori sociali un elemento molto importante di stabilità e prevedibilità in un Paese caratterizzato da un’instabilità perenne.
La capacità di resilienza della popolazione e delle imprese è però inversamente proporzionale al tempo necessario per vedere gli effetti dell’efficientamento del sistema pubblico e della ripresa economica.
Sicuramente la caduta del consumo e della produzione industriale (-10,6% dall’inizio dell’anno) sono i segnali contundenti della situazione ma, come l’inflazione, sembrano aver trovato un limite nel mese di luglio, dove l’inflazione è scesa al 4% e l’indice di produzione industriale per la prima volta ha registrato un leggerissimo aumento, +0,6% rispetto a giugno.
I numeri sembrano mostrare un’inversione di tendenza ma è chiaro che per vedere un aumento del consumo o nella percezione della popolazione si dovrà attendere almeno fino alla fine dell’anno. In tal senso, la domanda è: quanto tempo ancora la popolazione ed il sistema imprenditoriale potranno sostenere questa situazione prima che questa impatti fortemente sulla fiducia riposta nel governo del Presidente Milei?
A questo proposito, la Camera di Commercio Italiana nella Repubblica Argentina che prospettive si pone nel medio e lungo periodo?
Storicamente, l’interscambio commerciale tra i due Paesi non ha subito grandi variazioni nella sua struttura o dimensioni, con esportazioni argentine basate sulle materie prime di origine vegetale e animale e quelle italiane su beni strumentali e intermedi (parti, componenti e ricambi industriali) dedicati al settore manufatturiero.
Come già segnalato, il governo del Presidente Milei sta lentamente ma progressivamente eliminando le norme distorsive poste in essere dal governo precedente, avviando così il tanto atteso processo di normalizzazione del commercio internazionale.
Le politiche di apertura economica e normalizzazione, sommate ad un contesto internazionale favorevole, in particolare per la commercializzazione delle materie prime energetiche e minerali di cui l’Argentina è ricchissima, potrebbero creare le condizioni per un rifiorire del Paese, sempre che si riesca a sostenere un sistema normativo stabile e trasparente per un lungo periodo.
Sicuramente i driver di ripresa e sviluppo del Paese sono legati ai settori energetico, minerario e al tradizionale comparto agricolo ed agroindustriale. In tal senso, le tecnologie che il sistema industriale italiano può offrire saranno sicuramente tra gli elementi di maggior interesse, in quanto capaci di promuovere la produzione di beni a maggior valore aggiunto, nella maggior parte prodotti da PMI delle filiere produttive regionali.
Dunque, seppur l’obiettivo a breve termine – vedi norma RIGI – è quello di far arrivare in breve tempo grandi investimenti nei settori menzionati, la strategia di sostenibilità e sviluppo socio-economico deve basarsi sul potenziamento delle capacità e della competitività delle PMI locali, cioè quelle che generano le maggiori ricadute in termini di impiego e di benessere sociale.
Sicuramente, l’impostazione liberista ed occidentalista del governo del Presidente Milei si trova in linea con i principi promossi anche dai Paesi europei: in tal senso, il nuovo governo appoggia e promuove la firma dell’accordo UE-Mercosur, sebbene sottolinei l’importanza di una maggiore “modulazione e flessibilità” e di un sostanzioso “accompagnamento finanziario” da parte dell’Europa per poter implementare i cambiamenti necessari all’applicazione delle molteplici asimmetrie.
D’altra parte esiste una visione politica abbastanza allineata tra il governo argentino e quello italiano, che è risultata evidente anche dal fatto che il Presidente ha già visitato due volte l’Italia, partecipando pure al G7 come invitato speciale dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ponendo sicuramente l’Italia in una posizione internazionale privilegiata.
Sarà dunque compito delle istituzioni di promozione di entrambi i Paesi concretizzare queste premesse, come avvenuto con il Seminario organizzato dalla nostra CCI in collaborazione con Promos Italia, ITA ed i due Ministeri degli Affari Esteri, realizzato lo scorso 25 giugno a Milano presso la sede della CCIAA: davanti ad oltre 180 aziende sono state presentate le grandissime opportunità nel settore energetico che l’Argentina offre alle nostre aziende.
Tra i focus della Camera di Commercio riscontriamo un vigoroso interesse nel settore energetico e nello sviluppo sostenibile, ambito in cui l’Italia può vantare un elevato know-how. Cosa può dirci al riguardo? Quali sono gli altri settori su cui è opportuno puntare con maggior forza?
Il Paese ha urgente bisogno di incassare valuta forte attraverso investimenti esteri ed esportazioni, per poter liberare il sistema economico dai ceppi lasciati dal governo precedente e riattivare l’economia. In tal senso, gli unici settori che possono assicurare esportazioni ed investimenti di grandi volumi in tempi rapidi sono quello agricolo [da sempre motore del Paese e delle esportazioni], quello minerario [in primis litio, metalli preziosi e rame] e quello energetico, ed in particolare grazie alle risorse racchiuse nel giacimento denominato “Vaca Muerta”, nella Provincia di Neuquén.
In quest’area sono stati investiti oltre 40 miliardi di dollari dal 2012 ad oggi, nel solo 2023 oltre 7,3 miliardi e nel corso del 2024 sono previsti altri 9,2 miliardi stimando che il giacimento, una volta messo a pieno regime, avrà bisogno di circa 15 miliardi di dollari l’anno per operare.
D’altra parte, la crisi energetica europea scaturita dall’invasione russa dell’Ucraina e la crescente instabilità geopolitica del Medio Oriente e dell’Africa stanno facendo sì che il settore energetico mondiale stia rivolgendo sempre più il proprio interesse verso il Sudamerica, anche per potersi assicurare fonti di approvvigionamento alternative, in primis di gas ma anche petrolio e, più recentemente, idrogeno blu e verde grazie alle grandi risorse di energia alternativa di cui dispone la regione latinoamericana, ed in particolare l’Argentina.
In tal senso, l’attesa firma dell’Accordo UE-Mercosur potrebbe essere un’importante chiave di volta, sommata al fatto che i Paesi della regione stanno accompagnando le politiche europee incentrate su sostenibilità, transizione energetica, lotta al cambiamento climatico, benessere umano e rispetto delle norme democratiche e della convivenza pacifica.
Altro elemento interessante e strategico nella politica di sviluppo e crescita del Paese è che i tre driver menzionati potrebbero assicurare per la prima volta uno sviluppo armonico e bilanciato del sistema economico ed imprenditoriale nazionale, da sempre concentrato nella sola fascia centrale dell’Argentina composta dalle province di Buenos Aires, Cordoba e Santa Fe.
A questo riguardo, lo sviluppo dei settori energetico (Patagonia) e minerario (regioni del Nord-Ovest) creano nuovi e potenti poli di sviluppo ed attrazione economica, che potranno dar vita ad un nuovo sistema economico-territoriale “multipolare”, invertendo in parte il sistema “centripeto” basato sulle regioni centrali, promosso all’epoca dell’industrializzazione di Perón, e fornendo ulteriori opportunità di sviluppo grazie alla maggior ampiezza, omogeneità e diversificazione del sistema stesso.
Questi tre grandi driver della crescita, con un’economia aperta ed un sistema statale e burocratico più “leggero” e meno “invasivo”, potranno sicuramente promuovere nuove dinamiche imprenditoriali restituendo linfa vitale e nuovi orizzonti alle economie regionali che il Paese possiede ma che non sono mai riuscite a generare poli economici di attrazione e sviluppo delle dimensioni necessarie per un cambio della struttura produttiva nazionale, come stanno facendo il settore minerario ed in particolare quello energetico.
Una delle prime scelte di politica estera del Presidente Milei è stata quella di rinunciare all’ingresso nei BRICS, annunciando un simultaneo rafforzamento delle relazioni con Stati Uniti e Unione Europea. Eppure, lo scorso giugno, la Cina ha deciso di confermare la fiducia nell’Argentina rinnovando lo swap di 5 miliardi di dollari tra le banche centrali dei due Paesi. Secondo Lei, il governo procederà verso una fase maggiormente orientata alla realpolitik? Quali potrebbero essere gli effetti sull’economia argentina di un rilancio delle relazioni con Pechino e con i Paesi emergenti in generale?
Il Presidente Milei ha saputo cogliere i malumori e le speranze di una buona parte degli argentini, stanchi di un ventennio di promesse retoriche, con una forte componente ideologica-populista ed uno Stato onnipresente, che non si sono quasi mai materializzate ma che hanno saputo sopravvivere grazie a politiche populiste di cortissimo periodo, portando il Paese sull’orlo del baratro dal punto di vista sia economico che sociale.
Il Milei politico è nato il 10 dicembre 2023, quando ha assunto il ruolo di Presidente, ma non ha mai dimenticato il suo essere economista, segnato dunque da un forte pragmatismo e da una profondissima “fede” nei dati e nei numeri.
Su questa base ha disegnato il cammino che, secondo la sua opinione, porterà il Paese alla normalizzazione e al benessere, mettendo al centro alcuni concetti economici inamovibili tra cui “emissione zero”, “riduzione della struttura statale”, “liberalizzazione dell’economia”, ma anche alcune idee di politica o geopolitica, come ad esempio una forte spinta verso l’”apertura internazionale”, il “multilateralismo”, una forte “avversione ai governi totalitari” ed un forte “occidentalismo”, dunque un’opposizione frontale ad ideologie e governi di “sinistra”, come afferma egli stesso.
A prescindere da ciò, il Milei politico ha deciso di conferire la priorità “pragmaticamente” al suo progetto di riordinamento del Paese, alla sua “ideologia personale”. Dunque non esiste alcuna contraddizione tra una scelta chiaramente ideologica – non adesione ai BRICS – ed una scelta assolutamente pragmatica, cioè la necessità di sostenere le casse della banca centrale per sostenere la non emissione e l’uscita del “ceppo finanziario” lasciato dal governo precedente, che non permette al Paese di tornare a commerciare liberamente con il mondo.
È semplicemente la decisione di uno statista che mette davanti l’interesse del suo popolo a quello della sua ideologia, e con ciò non si vuole dare un giudizio di merito sulla sua scelta ma semplicemente mostrarne il perché, evidenziando che non c’è contraddizione.
Tale decisione non fa presagire un rilancio delle relazioni con Pechino ma è il risultato di una semplice scelta pragmatica.
La Cina è il primo acquirente delle derrate argentine, è uno dei finanziatori del Paese, come lo sono il FMI ed altri investitori internazionali, e con ognuno di questi Milei gioca la partita che crede più conveniente per il Paese, a suo avviso ed in base al progetto di Argentina che vuole promuovere.
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