In arrivo ‘Gli altri volti dell’Islam’, numero dedicato ai Paesi musulmani fuori dall’area MENA

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È in uscita Gli altri volti dell’Islam, nuovo numero di Scenari Internazionali, che cerca di approfondire alcuni Paesi e territori a maggioranza musulmana fuori dal Vicino e Medio Oriente e dal Nord Africa. Oltre la metà dei quasi due miliardi di seguaci del Corano presenti nel mondo risiede in nazioni esterne al mondo arabo, alla Turchia e all’Iran, malgrado l’influenza direttamente o indirettamente esercitata su di esse nei secoli da queste tre forme di civiltà. Ricca di dati e impreziosita da contributi esterni esclusivi, la pubblicazione sarà disponibile a partire dai prossimi giorni ma è già pre-ordinabile.


A cura della Redazione


In un drammatico contesto di guerra, che ha nuovamente concentrato l’attenzione dell’intero pianeta sul teatro mediorientale, il rapporto tra Occidente e Islam è tornato prepotentemente al centro del dibattito. Spesso, però, lo ha fatto in modo superficiale, proponendo o riproponendo interpretazioni mainstream semplicistiche.

Il conflitto di Gaza, dove si intrecciano motivi territoriali e religiosi, si è esteso al Libano, coinvolgendo direttamente Hezbollah e, dunque, l’Iran. Pur avendo recentemente perso un “pezzo” importante del suo quadro di alleanze, cioè la Siria del detronizzato Assad, dove si sta insediando un governo di derivazione salafita, la percezione diffusa tra le cancellerie europee è che Tehran e il suo “Asse della Resistenza” continuino a rappresentare una minaccia, non solo per Israele.

Il prossimo ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, ormai sempre più vicino, non lascia intravvedere possibili segnali di distensione, tutt’altro. La tradizionale ostilità dei repubblicani statunitensi per il Paese degli Ayatollah potrebbe innalzare il livello della tensione e tornare ad alimentare la retorica da scontro di civiltà, che tanti guai provocò nella prima metà degli anni Duemila.

Nella tesissima fase di riconfigurazione degli equilibri internazionali che stiamo vivendo, qualsiasi decisione avventata potrebbe trasformare definitivamente quella “guerra mondiale a pezzi” paventata da Papa Francesco dieci anni fa in un conflitto su più vasta scala, suddiviso in molti fronti sparsi nelle diverse regioni del mondo. Nell’evidente contrasto di vedute tra gli attori egemoni e attori emergenti (non soltanto i BRICS) che rivendicano – spesso in modi diversi tra loro – maggior voce in capitolo, dovrà necessariamente prevalere una sintesi.

Scenari Internazionali propone così, come suo solito, un approfondimento fuori dal coro, per conoscere meglio e più da vicino alcuni Paesi e territori a maggioranza musulmana estranei a quell’area del pianeta che, anche per ragioni di vicinanza geografica, siamo spesso abituati ad identificare stricto sensu con l’Islam.

Ad aprire il sommario è il contributo esterno di un ospite illustre, cioè l’Ambasciatore della Malesia in Italia, Dato’ Zahid Rastam, che delinea gli obiettivi e gli interventi previsti dal programma di riforme del Paese asiatico, riassunto nel concetto di MADANI, lanciato due anni fa dal primo ministro Anwar Ibrahim. Da protagonista affermata nella regione ASEAN, Kuala Lumpur ha così alzato l’asticella per raggiungere traguardi ancor più ambiziosi.

Pur restando in Asia, le analisi di redazione si spostano invece su Stati più interni, incuneati nel cuore del Continente: il Pakistan, unica potenza nucleare autonoma del mondo musulmano; l’Afghanistan, dove da tre anni i Talebani sono tornati al potere; e l’Uzbekistan, artefice di un percorso di modernizzazione e apertura in un complesso equilibrio geopolitico.

Il viaggio procede verso l’Africa, a partire dalla Somalia, martoriata per decenni da guerre e carestie, che oggi, anche affacciandosi incuriosita verso il Piano Mattei voluto dal governo italiano, cerca, in punta di piedi, di fuoriuscire dalla forte instabilità che l’ha caratterizzata per tanto, troppo tempo. Dall’altro lato del Continente, invece, il Senegal ha scelto qualche mese fa il giovane Bassirou Diomaye Faye come presidente per avviare un nuovo percorso di crescita e sviluppo.

Chi pensa che l’Islam sia “affar loro” deve fare i conti con la realtà europea, dove uno Stato composito, ma a maggioranza musulmana, cioè la Bosnia-Erzegovina, ha recentemente ricevuto il semaforo verde da Bruxelles per l’avvio dei negoziati di adesione. Restando nell’Europa geografica, anche la Russia occidentale ha la sua “dorsale verde”, cioè il Caucaso Settentrionale, dove scontri ed incontri si sono alternati nel corso dei secoli in un rapporto complesso, oggi in evoluzione, che Vladimir Putin è chiamato a gestire non senza difficoltà.

Chiude il numero un altro prezioso contributo esterno, in questo caso sotto forma di intervista. Si tratta dell’Ambasciatore dell’Azerbaigian in Italia, S.E. Rashad Aslanov, rappresentante nella Penisola del Paese a maggioranza musulmana più “laico” al mondo, pur con tutte le accortezze semantiche nell’utilizzo del termine. Al diplomatico abbiamo chiesto un bilancio della recente COP29 di Baku, della ricostruzione nei territori recuperati del Karabakh e delle iniziative di dialogo interreligioso, in particolare con la Santa Sede.




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