Photo credit © Concessione dell’Ambasciata della Repubblica dell’Azerbaigian
È ormai prossimo all’uscita Gli altri volti dell’Islam, il nuovo numero trimestrale (cartaceo) di Scenari Internazionali, dedicato ai Paesi e ai territori a maggioranza musulmana al di fuori del Medio e Vicino Oriente e del Nord Africa. Come anteprima proponiamo gratuitamente ai nostri lettori l’intervista esclusiva rilasciataci dall’Ambasciatore dell’Azerbaigian in Italia, Rashad Aslanov, contenuta all’interno della pubblicazione. Ricordiamo ai lettori che è già possibile pre-ordinare la rivista nel nostro negozio on-line.
A cura della Redazione
S.E. Rashad Aslanov, bentornato su Scenari Internazionali. Lo scorso 24 novembre si è conclusa la COP29 di Baku, un appuntamento che, stando ai numeri ufficiali, ha coinvolto 72.000 partecipanti, tra leader politici, diplomatici, funzionari, imprenditori, esperti e giornalisti, provenienti da 196 tra Paesi e territori nel mondo. Di questi, ben 80 erano capi di Stato, o loro vicari, e capi di governo. Quale messaggio è arrivato dalla conferenza in materia di ambiente e sostenibilità?
Come ha giustamente accennato, il mondo intero si è riunito in Azerbaigian per la COP29. La conclusione dell’evento ha segnato un risultato storico nell’ambito della “Svolta di Baku”. Il Baku Finance Goal stabilisce l’obiettivo rivoluzionario di 1.300 miliardi di dollari in finanziamenti per il clima per i Paesi in via di sviluppo entro il 2035, compreso un obiettivo finanziario di base di almeno 300 miliardi di dollari, triplicando il precedente obiettivo di 100 miliardi di dollari.
Il Fondo per perdite e danni è ora operativo e prevede la distribuzione delle risorse entro il 2025. Ad oggi, il sostegno finanziario totale promesso al Fondo supera i 730 milioni di dollari. I negoziati sull’Articolo 6 si sono conclusi, consentendo mercati di carbonio ad alta integrità sotto l’egida delle Nazioni Unite. L’Articolo 6 può far risparmiare fino a 250 miliardi di dollari all’anno nell’attuazione dei piani climatici nazionali.
L’azione per il clima è un impegno comune che richiede azione e leadership da parte di tutti. Attraverso l’agenda d’azione della COP29, la Presidenza ha dato a tutti l’opportunità di iscriversi, parlare apertamente e farsi avanti. È così che l’Azerbaigian ha cercato di creare slancio per rafforzare l’ambizione, consentire l’azione e andare avanti nella solidarietà per un mondo verde.
Per quanto riguarda la politica di sostenibilità della COP29, si delinea l’impegno a creare un evento climaticamente neutro che aderisca ai più elevati standard di responsabilità ambientale riducendo al minimo le emissioni di carbonio, massimizzando l’efficienza delle risorse, promuovendo l’energia rinnovabile e favorendo pratiche sostenibili in tutte le operazioni.
Nel suo messaggio di benvenuto, il Presidente Aliyev non ha risparmiato critiche al doppio standard utilizzato da «alcuni politici, ONG controllate da Stati e media responsabili della divulgazione di false notizie in taluni Paesi occidentali». Effettivamente, da più parti, si nota ancora la tendenza a strumentalizzare l’ambiente per finalità politiche o geopolitiche, ignorando le diverse condizioni storiche nello sviluppo economico e le diverse necessità strutturali di ciascun Paese. Con il suo approccio realista, Baku riuscirà a coniugare la diversificazione del mix energetico con le ragioni dell’industria estrattiva?
Il mio Presidente ha espresso la realtà odierna molto chiaramente nel suo discorso di benvenuto. In effetti, che si tratti di petrolio, gas, vento, sole, oro, argento, rame, ferro, sono tutte risorse naturali, non artificiali. I Paesi non dovrebbero essere incolpati di avere queste risorse né di averle portate sul mercato, perché il mercato ne ha bisogno. Le persone ne hanno bisogno, lo sviluppo di tecnologie per la produzione di energia verde ne ha bisogno.
Allo stesso tempo, l’Azerbaigian sostiene fortemente la transizione verde. Abbiamo la nostra agenda sul tema, creiamo un ottimo clima di investimento, attirando investitori in fonti rinnovabili. Il potenziale tecnico dell’Azerbaigian per l’energia rinnovabile è stimato in 135 GW on-shore e 157 GW off-shore. Nel 2023, la compagnia emiratina Masdar ha inaugurato una centrale solare da 230 MW, la più grande nella nostra regione. La saudita ACWA Power sta attualmente costruendo una centrale eolica con una capacità potenziale di 240 MW.
Il 12 novembre 2024 si è tenuta una cerimonia innovativa per la centrale solare Shafag, da 240 MW, nel distretto di Jabrayil, che è stato liberato dall’occupazione armena quattro anni fa. È stato firmato un accordo con la britannica BP per costruire il primo progetto di energia solare su larga scala. Questo consentirà la decarbonizzazione di uno dei più grandi terminali di petrolio e gas al mondo, il terminal Sangachal.
Entro il 2030, l’Azerbaigian prevede di costruire centrali solari, eoliche e idroelettriche da circa 6 GW. Ma questo non è tutto. Sono stati firmati contratti e memorandum d’intesa per un totale di 10 GW di progetti di energia rinnovabile.
Le regioni azerbaigiane di Garabagh, Nakhchivan e Zangezur Orientale sono state dichiarate zone di energia verde, e compongono circa un quarto del nostro territorio nazionale. Questo è un esempio unico di come l’Azerbaigian, ricco di risorse fossili, sta apportando un enorme miglioramento alla costruzione di un mondo più verde.
Lo scorso 8 novembre, l’Azerbaigian ha celebrato il quarto anniversario della vittoria nella Guerra Patriottica dell’autunno 2020. Il successo militare di allora, consolidato dall’operazione militare del settembre 2023, ha permesso di liberare i territori del Karabakh usurpati dalle milizie filo-armene e di avviare il processo di ricostruzione di città e villaggi distrutti o fortemente danneggiati in quasi trent’anni di occupazione. Come procede il piano? Quali sono i progetti più importanti per il futuro di questa regione?
Lei ha toccato un punto molto importante, al quale mi fa particolarmente piacere rispondere in questi giorni, in cui ricorre una data assai significativa per il mio Paese: l’anniversario della morte, il 12 dicembre 2003, del nostro Leader Nazionale, il Presidente Heydar Aliyev. Uno dei suoi più grandi desideri era il ripristino dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Azerbaigian, ed il ritorno a casa di tutti i rifugiati e i profughi.
Nonostante l’occupazione trentennale da parte dell’Armenia di quasi il 20% dei territori dell’Azerbaigian riconosciuti a livello internazionale, nonostante la pulizia etnica e la deportazione di 1 milione di azerbaigiani dalle loro terre natali, l’Azerbaigian è riuscito a costruire un Paese forte con un’economia autosufficiente ed una politica indipendente. Quindi, mentre celebriamo tanti successi, dalla COP alla ricostruzione, è impossibile non rivolgere a lui il nostro pensiero.
Dopo la guerra, l’importo stanziato da spendere entro la fine di quest’anno ammonta a 10 miliardi di euro, con la maggior parte dei fondi destinati a progetti infrastrutturali. D’altra parte, l’Azerbaigian sta sopportando il peso di un conflitto durato trent’anni e dell’occupazione delle sue terre da parte dell’Armenia, soffrendo del problema dell’inquinamento da mine, che lo colloca tra i Paesi più colpiti al mondo. Secondo le stime iniziali, circa il 12% del territorio del Paese è inquinato da 1,5 milioni di mine e da un numero sconosciuto di ordigni inesplosi. Le sfide che affrontiamo nello sminamento rallentano anche i nostri sforzi di sviluppo e recupero, creando seri ostacoli al ritorno di 800.000 persone precedentemente sfollate.
Nonostante questo impegno, si stanno compiendo sforzi per riportare nelle loro case gli ex sfollati interni (IDP) ed oltre 8.000 di questi si sono già reinsediati in Karabakh e nello Zangezur Orientale. Questo numero continuerà ad aumentare ogni mese e ogni anno. Allo stesso tempo, i progetti infrastrutturali hanno raggiunto proporzioni vaste: sono stati costruiti 3.000 km di strade automobilistiche. Tra i progetti generali, devono essere realizzati 45 tunnel, la cui lunghezza complessiva è di 70 km, e non è un compito facile in quelle zone montuose. È prevista inoltre la costruzione di 450 ponti e cavalcavia. Sono state commissionate ferrovie e due aeroporti internazionali.
Il potenziale energetico è stato rafforzato, in tre anni sono state messe in funzione centrali idroelettriche per 270 MW complessivi, e questo processo è ancora in corso. Sono in costruzione scuole, ospedali, strutture sociali, villaggi. In poche parole, sono in corso lavori su larga scala per la rinascita del Karabakh e dello Zangezur Orientale. Tuttavia, ciò dimostra che affrontare questo problema è sempre stato fondamentale per noi: sono stati costruiti nuovi insediamenti per gli sfollati interni sia durante l’occupazione che, soprattutto, ora.
Sono in corso lavori specifici per proteggere il nostro patrimonio culturale e storico. Stiamo restaurando i nostri monumenti storici. Sette moschee distrutte dagli armeni sono state ricostruite. La costruzione di altre otto è ancora in corso. Musei della vittoria, musei dell’occupazione, parchi della vittoria: sono in svolgimento lavori su larga scala. Non mi riferisco solo alle risorse finanziarie. Inoltre, la situazione a cui abbiamo dato vita è caratterizzata da capacità tecniche e si concentra sulla formazione del personale. Svolgere compiti come la posa di linee elettriche in zone montuose oltre i 3.000 metri di altitudine durante l’inverno richiede una professionalità eccezionale.
La presenza del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla COP29 ha sottolineato l’importanza dei legami tra Italia e Azerbaigian. La necessità di diversificare le catene di approvvigionamento energetico dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina ha giocato senz’altro un suo ruolo, ma il consolidamento del partenariato strategico riguarda molti altri ambiti di cooperazione. Qual è lo stato delle relazioni bilaterali? Quali altri settori possono essere coinvolti dal commercio e dagli investimenti nelle due direzioni?
La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP29) di Baku è stata un successo dal punto di vista sia organizzativo che sostanziale, come già accennato. Naturalmente, la partecipazione della delegazione italiana guidata personalmente dalla Sig.ra Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei Ministri, ha rappresentato un contributo molto importante alla Conferenza e la sua visita è stata molto apprezzata.
Il partenariato tra Azerbaigian e Italia è caratterizzato da una cooperazione di lunga data, soprattutto nei settori energetico ed economico. Il commercio è una componente centrale delle relazioni economiche tra Azerbaigian e Italia. Con un commercio bilaterale che supera i 15 miliardi di dollari, l’Italia è un partner commerciale chiave per l’Azerbaigian, così come l’Azerbaigian è un partner commerciale importante per l’Italia nella regione.
Il settore energetico, in particolare le relazioni commerciali, ha raggiunto l’apice, con l’Italia che ha investito oltre 770 milioni di dollari nell’economia dell’Azerbaigian dalla sua indipendenza, mentre l’Azerbaigian ha investito circa 2 miliardi di dollari in Italia. Ciò sottolinea un partenariato di investimento di successo. Anche la partecipazione delle imprese italiane ai grandi lavori di restauro e ricostruzione nei territori liberati dell’Azerbaigian è un indicatore dell’altissimo livello di fiducia tra i due Paesi. L’Italia ha inoltre stanziato fondi per sostenere lo sminamento nei territori azerbaigiani.
Fra i tanti Paesi a maggioranza musulmana, l’Azerbaigian spicca per la laicità del suo Stato e la tolleranza nei confronti delle minoranze religiose, tra cui le diverse confessioni cristiane. Per quanto riguarda il Cattolicesimo, le relazioni e la fiducia si sono notevolmente rafforzate, come dimostrato anche dalla storica apertura di un’Ambasciata presso la Santa Sede nel gennaio 2023. In una regione del mondo complessa e diversificata come quella del Caucaso, Baku può rappresentare un modello di coesistenza pacifica ed apertura al dialogo interreligioso?
Vorrei rispondere a questa domanda citando una foto, scattata per caso durante la COP29 a Baku. Ritrae i rappresentanti delle maggiori religioni del mondo, seduti l’uno accanto all’altro. Questo credo sia il simbolo del mio Paese, più di tante parole. L’Azerbaigian ha fatto della coesistenza pacifica un modus vivendi unico nella regione, con i rappresentanti di tutte le religioni detentori degli stessi diritti riconosciuti costituzionalmente.
A parte l’Armenia, abbiamo sempre avuto ottimi rapporti con tutti i nostri vicini e offriamo la stessa tutela a tutti gli edifici religiosi, considerati in egual modo patrimonio storico e architettonico dell’Azerbaigian. Questo spirito ci guida nelle relazioni di altissimo livello anche con la Santa Sede, che hanno portato alla nomina di un Ambasciatore residente e alla decisione di costruire una seconda chiesa cattolica a Baku.
Si avvicina il Giubileo e la Basilica papale di San Paolo Fuori le Mura necessita di interventi per permettere ai pellegrini di visitare il complesso in tutta sicurezza. È con questo obiettivo che il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano ha stretto l’Accordo “Basilica di San Paolo Fuori le Mura – Giubileo 2025” con la Heydar Aliyev Foundation dell’Azerbaigian, la quale finanzierà lavori indispensabili.
L’apposizione della firma sull’intesa è avvenuta l’11 settembre al Palazzo del Governatorato. A siglarla, il Cardinale Fernando Vérgez Alzaga, Presidente del Governatorato, e Anar Alakbarov, Assistente del Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian e Direttore Esecutivo della Fondazione.
Siamo sicuramente un modello per l’area, e speriamo di poterlo essere sempre di più negli anni futuri.
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