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A cura di William Bavone
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Nomi ufficiali: República Oriental del Uruguay; República del Paraguay
Lingua ufficiale: Spagnolo (U e P)
Capitale: Montevideo (U); Asunción (P)
Forma di governo: Repubblica presidenziale (U e P)
Presidenti in carica: Tabaré Vázquez (U); Horacio Cartes (P)
Superfici: 176.220 km2 (U); 406.752 km2 (P)
Popolazione: 3.431.555 ab. (U); 6.639.123 ab. (P)
Valuta: Peso uruguaiano (U); Guaraní (P)
PIL: 53,44 miliardi $ (U); 27,1 miliardi $ (P)
Agricoltura: 7% (U); 18,7% (P)
Industria: 28,9% (U); 29,8% (P)
Servizi: 64,1% (U); 51,5% (P)
Import: 22,6% (U); 41,8% (P)
Export: 22,3% (U); 42,7% (P)
Tasso di crescita: 1% (U); 3% (P)
Inflazione: 8,7% (U); -0,6% (P)
Tempistiche avvio business: 6,5 giorni (U); 35 giorni (P)
SITUAZIONE POLITICA
Paese prettamente neoliberale e fortemente influenzato dalle dinamiche regionali, il Paraguay, così come l’Uruguay, vive la condizione geografica di stato cuscinetto tra le due maggiori realtà sovrane del continente, ossia Brasile e Argentina. A differenza di Montevideo, tuttavia, Asunción ha praticamente dissipato ogni ambizione di autosufficienza economica in favore di una condizione accessoria ai più vasti mercati vicini. Il Paraguay è ben disposto ad attrarre capitali esteri, grazie ad un’alta deregolamentazione e ad una bassa incidenza dei diritti dei lavoratori sui costi di gestione. Nulla sembra poter intaccare l’andamento neoliberale di questo Paese e le prossime elezioni, previste nel 2018, non dovrebbero stravolgere la struttura economica nazionale. Nel quinquennio 2008-2012, in realtà, si era tentata la via del riformismo socialista, ma la destituzione parlamentare dell’allora presidente Fernando Lugo non ha permesso di poter proseguire su quel cammino.
In Uruguay, invece, è tempo di guardare in faccia la realtà. L’attivismo internazionalista messo in moto dall’ex presidente José Mujica (2010-2015) è ormai alle spalle. L’attuale presidente Tabaré Vázquez proviene dalla medesima formazione politica del Fronte Ampio, ma del suo predecessore non ha il carisma utile a far uscire il piccolo Stato latinoamericano dall’anonimato geopolitico. Sulla presidenza Vázquez pesa la difficile situazione economica del Paese che ha patito le recessioni e le difficoltà politiche dei più blasonati Paesi confinanti (Argentina e Brasile). Questa condizione ha spinto il governo ad intraprendere la difficile scelta di emettere titoli di debito per ottenere liquidità nel breve periodo.
PROSPETTIVE ECONOMICHE
L’export paraguayano si caratterizza per la prevalenza della soia (30%), un prodotto dal basso valore unitario, tuttavia utile al processo produttivo energetico del Brasile, che da solo assorbe addirittura il 16% dell’export paraguayano. Di contro, il mercato interno di questo Paese assimila per lo più prodotti dei Paesi confinanti (28% dal Brasile e 12% dall’Argentina).
Anche l’Uruguay evidenzia una forte propensione ad affidarsi al Brasile per il proprio commercio. Brasilia accoglie il 18% delle esportazioni uruguaiane e rifornisce il 17% della merce in ingresso nel Paese ispanofono. Montevideo e Asunción, quindi, cercano di trarre il massimo profitto dalla propria collocazione regionale anche se in modo diametralmente opposto. Il Paraguay ha annientato la propria diversificazione produttiva in favore di una mera funzionalità esterna sia in termini produttivi (propensione all’economia mono-prodotto: soia) che di capitale (deregolamentazione e privatizzazione). L’Uruguay, invece, continua a mantenere un’economia diversificata anche se il settore zootecnico mantiene una storica prevalenza al punto che sull’export la carne di bovino congelata rappresenta l’11% del totale.
OPPORTUNITÀ PER L’ITALIA
Tra i due Paesi è difficile dire oggi se vi siano grandi spazi di investimento. Da un lato il Paraguay presenta un’economia che potremmo definire “smantellata”, mentre dall’altro l’Uruguay è in fase di contrazione. Senza dubbio, in un confronto specifico, le maggiori potenzialità sono offerte dall’Uruguay. Il Paese del Cono Sud, infatti, vanta una migliore posizione geografica che lo affaccia direttamente sull’Oceano Atlantico, rendendolo più allettante per una migliore capacità logistica che negli anni ha dato vita ad un vero e proprio progetto infrastrutturale capace di rispondere alle esigenze di ricezione, stoccaggio e smistamento delle merci dalla zona portuale all’intera regione latinoamericana. Inoltre, proprio nel Porto di Montevideo il governo ha aperto una zona franca a tutto vantaggio dei capitali esteri desiderosi di investire nel Paese avvantaggiandosi degli sgravi fiscali e delle concessioni specifiche.
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