Eritrea. Ambasciatore Pietros: Vogliamo cooperare per stabilizzare l’intera regione del Corno d’Africa

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Due anni fa, Scenari Internazionali, anticipando tutti, aveva pubblicato un numero monografico dedicato all’Eritrea e al Corno d’Africa. Fra lo scetticismo generale, quell’approfondimento si è rivelato, alla lunga, premonitore ed utile strumento per le imprese e gli analisti. La notizia della pace tra Asmara e Addis Abeba, nel luglio scorso, ha colto tutti di sorpresa. La svolta, avvenuta con l’ascesa al potere del primo ministro Abiy Ahmed in Etiopia, ha messo la parola fine ad un conflitto lungo ed estenuante, aprendo la strada ad innumerevoli opportunità economiche e sociali per l’intera regione del Corno d’Africa. Per saperne di più, abbiamo raggiunto l’Ambasciatore eritreo in Italia Fesshazion Pietros.


A cura della Redazione


S.E. Pietros, bentornato su Scenari Internazionali. La notizia della pace fra Eritrea ed Etiopia ha prontamente destato l’attenzione di molti osservatori. Quali sono le dinamiche politiche ed economiche che l’hanno determinata?
Gli ultimi due, tre mesi sono stati mesi di grandi novità nella tormentata regione del Corno d’Africa. La normalizzazione dei rapporti tra l’Eritrea e l’Etiopia, annunciata lo scorso 9 luglio, ha sicuramente suscitato un certo interesse di studiosi e analisti di geopolitica. Non direi lo stesso dei media e dei politici italiani che, secondo la mia opinione, non hanno colto appieno sin dall’inizio la sua enorme portata.
La svolta attesa da vent’anni è arrivata con l’elezione del Dr. Abiy Ahmed, un giovane e lungimirante leader, alla carica di primo ministro dell’Etiopia. Ad appena due mesi dal suo insediamento a capo del governo, Abiy Ahmed si è detto pronto a fare ciò che i suoi predecessori non hanno mai voluto fare, cioè rispettare l’Accordo di pace sottoscritto ad Algeri nel dicembre 2000 ed implementare la decisione definitiva e vincolante della Commissione sui Confini dell’aprile 2002, che aveva assegnato all’Eritrea il villaggio di Bade e dintorni, rivendicati dall’Etiopia e assegnati all’Eritrea, che hanno costituito il casus belli. Una decisione, quella del primo ministro, che ha sorpreso tutti, eritrei ed etiopici compresi.

Le possibilità di integrazione regionale fra Eritrea ed Etiopia sono molte. Già ora, i due Paesi stanno cooperando a livello infrastrutturale, a partire dai porti che Asmara può fornire al vasto mercato etiopico. Quali altri progetti ci sono all’orizzonte? E per quanto riguarda la Somalia?
Quando parliamo di integrazione, pensiamo alla regione nel suo insieme. Perciò l’integrazione non sarà limitata all’Eritrea e all’Etiopia, ma riguarderà l’intera regione del Corno d’Africa, anche se ci vorrà un po’ di tempo perché bisognerà prima riuscire a stabilizzare la Somalia ed il Sud Sudan. È per questo che sin dall’inizio i due leader hanno fortemente voluto coinvolgere i loro colleghi della Somalia, del Sud Sudan e di Gibuti, riuscendo nell’intento nonostante gli atteggiamenti del passato.
Per quanto riguarda l’Eritrea e l’Etiopia, la collaborazione è già avviata in tutti i settori, da quello economico a quello della sicurezza. La libera circolazione delle persone e delle merci dopo il ritiro delle truppe dal confine, la ripresa dei servizi portuali di Assab e Massaua, l’apertura delle sedi diplomatiche in entrambe le capitali, la ripresa dei voli giornalieri diretti e tanti altri progetti, costituiscono passi concreti verso l’integrazione futura.

Una cosa che certamente desta l’attenzione di molti esperti ed osservatori è la recentissima pace che l’Eritrea ha fatto anche con la vicina Gibuti che nel corso degli ultimi anni aveva maturato un forte legame con l’Etiopia, fornendole uno sbocco al mare anche attraverso una nuova linea ferroviaria realizzata da aziende cinesi. Tuttavia, la Cina è un importantissimo partner economico per tutti i Paesi dell’Africa orientale. Quali saranno, a Suo giudizio, gli sviluppi futuri?
Com’è noto, i presidenti dell’Eritrea e di Gibuti hanno avuto di recente in Arabia Saudita un incontro da più parti definito storico. I due leader hanno deciso di risolvere in maniera pacifica lo stato di tensione che perdurava dal 2008. L’apertura dei porti eritrei all’Etiopia ha certamente sortito l’effetto di un ridimensionamento dell’importanza, per Addis Abeba, del porto di Gibuti che viene così privato del monopolio di cui ha goduto dal 1998 ad oggi.
Per questo, il suo riavvicinamento all’Eritrea era stato ritenuto poco probabile. Eppure è già una realtà e darà un importante contributo per la stabilità dell’area. A Gibuti sono inoltre presenti sia la Cina, con i suoi noti grandi investimenti, che molti altri Paesi dell’Ovest e dell’Est del mondo con le loro basi militari extraterritoriali. In realtà, la Cina è oggi un partner, non solo commerciale, ormai insostituibile per la maggior parte dei Paesi del continente africano grazie alla sua capacità di penetrazione da grande potenza ma con un approccio molto “soft”. Ci sarà quindi una forte competizione non solo nel Corno d’Africa ma in tutto il Continente per accaparrarsi le sue ingenti risorse, il cui esito non è facile prevedere in anticipo.

Parlando appunto dell’intera Africa, nello scorso mese di marzo sono state gettate le fondamenta dell’AfCFTA, l’accordo di libero scambio continentale. Qual è la posizione di Asmara? Quali potranno essere anche in questo caso le evoluzioni future?
La creazione di un mercato comune come appunto l’AfCFTA è di cruciale importanza per lo sviluppo economico dell’Africa. Un mercato comune per tutta l’Africa passa tuttavia necessariamente per l’integrazione di ognuna delle quattro aree di sviluppo in cui è stato suddiviso il Continente africano. I Paesi membri dell’organizzazione regionale dell’Africa orientale, l’Intergovernmental Authority for Development (IGAD), sono quelli meno integrati rispetto a quelli delle altre regioni, a causa dell’instabilità dell’area, dovuta principalmente al conflitto tra l’Etiopia e l’Eritrea e tra quest’ultima e Gibuti. Tuttavia, con il processo di pace e di stabilizzazione oggi in atto, le prospettive fanno sperare in un rapido recupero del tempo perduto.


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