‘Gli altri volti dell’Islam’ chiude il 2024, sempre più urgenti strumenti di lettura adatti al XXI secolo

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A cura della Redazione


(SIRAG) «Chiudiamo un 2024 abbastanza positivo per Scenari Internazionali con ‘Gli altri volti dell’Islam’, un trimestrale non convenzionale, come da nostra tradizione». Commenta così Andrea Fais, direttore responsabile di Scenari Internazionali, l’ultima uscita della rivista, andata in stampa circa dieci giorni fa e, come di consueto, già disponibile presso il negozio on-line di redazione ma ordinabile anche presso tutte le librerie italiane, fisiche e digitali.

«Nel drammatico contesto di guerra mediorientale, il dibattito sul rapporto tra Occidente ed Islam è tornato prepotentemente ad infiammarsi con il rischio, tutt’altro che remoto, di distorcere la lettura delle relazioni internazionali», osserva Fais, che aggiunge: «Se negli ultimi quattro anni la visione progressista incarnata dall’Amministrazione Biden ha contribuito pericolosamente ad alimentare la retorica dello scontro tra democrazie ed autocrazie, la visione conservatrice dell’Amministrazione Trump potrebbe tornare a prefigurare vere e proprie faglie di civiltà, come già avvenuto con i neocon nel periodo 2000-2008».

«Nostro compito è invece quello di analizzare e comprendere la realtà di un pianeta complesso e in trasformazione, che è impossibile suddividere banalmente in due blocchi o due “mondi” in contrapposizione», spiega il direttore di Scenari Internazionali.

È nata con queste premesse l’idea di realizzare un numero della rivista dedicato ad alcuni Paesi e territori a maggioranza musulmana al di fuori dell’area MENA, ovvero del Vicino e Medio Oriente e del Nord Africa. «Per quanto la civiltà araba, quella persiana e quella turco-ottomana abbiano fortemente influenzato l’intero mondo islamico, oltre la metà dei circa 2 miliardi di seguaci del Corano vive al di fuori di questa regione», rimarca Fais.

Stati quali Malesia, Azerbaigian, Uzbekistan, Pakistan, Bosnia-Erzegovina, Afghanistan, Somalia e Senegal, o territori come Cecenia e Daghestan, nel Caucaso russo, sono esempi plastici di come, nei secoli, l’Islam abbia abbondantemente oltrepassato i confini dei luoghi in cui è sorto ed a cui viene per lo più associato dall’opinione pubblica occidentale.

Ognuna di queste dieci realtà, insieme ad altre molto importanti sparse tra Asia ed Africa [basti pensare ad Indonesia, Kazakhstan, Nigeria, Bangladesh ecc. …], ci mostrano situazioni molto diverse tra loro, in termini sia socio-economici che politico-culturali. A grandi processi di riforma e modernizzazione fanno da contraltare crisi ed instabilità, spesso frutto di conflitti tragici e prolungati, conclusisi più o meno recentemente.

«I preziosi contributi esclusivi esterni dell’Ambasciatore malesiano Zahid Rastam, che ha realizzato un’articolata presentazione del piano di riforma MADANI, e dell’Ambasciatore azerbaigiano Rashad Aslanov, che ci ha concesso un’intervista a tutto tondo alla luce della recente COP29 di Baku, conferiscono al numero un importante valore aggiunto e consentono al lettore di conoscere due realtà di cui si parla ancora troppo poco in Italia e in Europa», sottolinea il direttore di Scenari Internazionali.

«Siamo entrati ormai da tempo in un’era in cui ideologizzare le relazioni internazionali, in un senso o nell’altro, è letale per la sopravvivenza dell’Italia e dell’Europa per tante ragioni politiche, economiche, commerciali e logistiche», sostiene Fais, che conclude: «Sono sempre più urgenti strumenti e criteri nuovi per capire il XXI secolo, lasciandoci definitivamente alle spalle il Novecento, le sue ideologie e i suoi schemi mentali».




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