Karabakh. Chiusa l’operazione militare, Baku annuncia piano per reintegrazione armeni

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Photo credit © Alexandros Michailidis / Shutterstock




A cura della Redazione


«Il 19 settembre, in seguito ad un’ennesima esplosione delle mine piazzate dai gruppi armeni di ricognizione e sabotaggio sulla nuova strada Ahmadbayli-Fuzuli-Shusha, civili e militari azerbaigiani sono stati uccisi e feriti. Unità dell’esercito azerbaigiano sono state oggetto del fuoco di mortai e armi leggere, con il ferimento di due militari. Inoltre, due lavoratori civili sono stati uccisi rispettivamente nelle città di Agdam e Shusha».

Così l’Ambasciata dell’Azerbaigian in Italia illustra quanto avvenuto negli ultimi giorni all’interno del territorio del Karabakh, e motiva la risposta militare ordinata martedì scorso dal presidente Ilham Aliyev inquadrando l’operazione nel processo di ripristino della sovranità del Paese sui distretti della regione ancora occupati da milizie separatiste filo-armene.

«A causa di questi eventi, nella regione sono state lanciate misure di antiterrorismo locali volte alla prevenzione delle provocazioni delle forze armate dell’Armenia, all’attuazione della Dichiarazione Tripartita, al disarmo e ritiro delle stesse forze armate dell’Armenia, la neutralizzazione delle loro infrastrutture militari e per garantire finalmente la sicurezza dei civili azerbaigiani, di coloro che sono coinvolti nella ricostruzione dei territori liberati, e restaurare l’ordine costituzionale della Repubblica dell’Azerbaigian», sottolinea infatti l’Ambasciata nella nota diramata oggi.

Secondo Baku, le misure antiterrorismo hanno preso di mira esclusivamente formazioni militari e infrastrutture militari illegali. «La popolazione civile e gli edifici non sono mai stati attaccati», si legge nel comunicato, specificando che «ogni affermazione in merito è infondata ed inaccettabile».

«Considerando lo spiegamento delle infrastrutture militari delle unità delle forze armate dell’Armenia vicino alle zone residenziali, l’Azerbaigian ha invitato la popolazione civile a stare lontana dalle strutture militari tramite SMS, altoparlanti e volantini, assicurando la protezione e la sicurezza delle strutture amministrative, sociali, educative, mediche, religiose e di altro tipo», precisa la nota dell’Ambasciata.

L’Azerbaigian ha ribadito che l’unico modo per raggiungere la pace e la stabilità è il ritiro incondizionato e completo delle forze armate dell’Armenia dalla regione azerbaigiana del Karabakh e lo scioglimento di quello che definisce «regime fantoccio illegale».

Tenendo conto dell’appello dei rappresentanti degli armeni residenti nella regione del Karabakh attraverso il contingente russo di mantenimento della pace, Baku fa sapere che è stato raggiunto un accordo sul cessate-il-fuoco completo e le misure antiterroristiche locali sono state interrotte il 20 settembre 2023 alle ore 13:00.

Secondo l’accordo, le formazioni delle forze armate dell’Armenia e dei gruppi armati armeni illegali situati nella regione del Karabakh devono deporre le armi, consegnare l’equipaggiamento militare e ritirarsi dalle loro posizioni di combattimento e postazioni militari.

Nella mattinata odierna si è tenuta nella città di Yevlakh, in Azerbaigian, su invito dell’amministrazione presidenziale azerbaigiana, un incontro con i rappresentanti dei residenti armeni che vivono nella regione del Karabakh, per discutere le questioni di reintegrazione nel quadro della Costituzione e delle leggi della Repubblica dell’Azerbaigian.

L’incontro – si legge nel comunicato – è avvenuto in un clima costruttivo e positivo, e i partecipanti si sono concentrati sulla reintegrazione della popolazione armena del Karabakh, sul ripristino delle infrastrutture e sull’organizzazione delle attività. Presentati i piani di reinserimento.

I rappresentanti degli armeni residenti nella regione hanno affermato che esiste una particolare necessità di carburante nel contesto della discussione sulle questioni sociali e umanitarie. Allo stesso tempo, hanno chiesto aiuti umanitari sotto forma di prodotti alimentari.

A seguito dell’incontro, la loro richiesta è stata accolta positivamente. In particolare, è previsto il rapido rifornimento di combustibile per gli impianti di riscaldamento degli asili nido e delle scuole, nonché per le necessità di pronto soccorso medico e dei servizi antincendio, ed è previsto sostegno umanitario. È stato infine raggiunto un accordo per svolgere quanto prima un prossimo incontro.



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