Andata in archivio lunedì scorso, la Settimana della Moda, tradizionale appuntamento milanese di settore, ha acceso i riflettori sulle nuove tendenze in vista dell’autunno-inverno prossimi. Distintosi per l’esplosione di colori delle numerose maison presenti, fra italiane e straniere, l’evento è stato anche l’occasione per ricordare la concomitante scomparsa del grande stilista Karl Lagerfeld e per fare il punto sulla situazione del settore, in un contesto internazionale complesso ed incerto tra le ripercussioni dello scontro sui dazi e l’iter, tutt’altro che semplice, della Brexit.
di Mariacristina La Rosa
MILANO – Le fashion rules per l’autunno-inverno 2019-20 sono state dettate. La Milano Fashion Week, andata in scena nella città meneghina dal 19 al 25 febbraio scorsi, ha evidenziato le tendenze della moda donna per la prossima stagione invernale. Il programma è stato ancora più ricco rispetto all’edizione precedente con 173 collezioni, 60 sfilate ufficiali, 85 presentazioni ma anche tantissimi eventi fuori calendario. Tra le principali location, si segnalano lo Spazio Cavallerizze di Via Olona, dove era presente anche il Fashion Hub, la prestigiosa e ormai consolidata Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, la Scuola militare Teulié e Palazzo Giureconsulti.
Quest’ultima edizione si è distinta per l’esplosione di colori, tessuti tra i più diversi, lana, pellicce eco, inserti in plastica riciclata ed una donna sempre più forte e sicura che tiene a sottolineare il suo fondamentale ruolo attraverso tailleur, blazer dalle importanti spalline, camicie, grandi borse da business woman ed accessori rubati dall’armadio maschile, come cravatte e papillon. Il tutto studiato in chiave femminile, per una donna elegante, che sa destreggiarsi abilmente fra i diversi stili, grazie alla creatività espressa da affermati creativi italiani e nuovi talenti internazionali.
La settimana è cominciata con un grande evento di apertura, che ha visto in passerella la “Rainbow Machine” by United Colors of Benetton. Per la prima volta presente alla Settimana milanese, il direttore creativo Jean-Charles de Castelbajac ha pensato ad un omaggio allo stile Benetton, caratterizzato dall’utilizzo di tutta la tavolozza dei colori, e alla tradizione industriale del brand. A questo scopo, nella scenografia erano presenti postazioni, macchinari industriali e operai intenti a creare i loro capi, a sottolineare il DNA del marchio. Una collezione uomo-donna segnata da un’imponente presenza di maglieria, per poi passare ai jeans, parka e stampe con i personaggi dei Peanuts e Micky Mouse. Tutto frutto di una collaborazione tra Luciano Benetton, il fotografo delle campagne più ricordate del marchio, Oliviero Toscani, e – come detto – Jean-Charles de Castelbajac.
Come un rullo compressore, Milano Moda Donna ha poi preso il via vero e proprio dal giorno successivo con un calendario serrato di sfilate e presentazioni. Fra i primi brand ad andare in scena, Alberto Zambelli, Ricostru e Byblos. Quest’ultimo, in particolare, ha presentato “Crystallized”, una collezione ispirata alle eteree regioni polari e ai colori sfavillanti dell’aurora boreale. Con capi del genere, Manuel Facchini ha voluto dare un messaggio forte e d’impatto per contribuire alla salvaguardia del pianeta e garantire un futuro alle nuove generazioni.
Ecco, dunque, il senso dell’utilizzo di plastica ricavata da bottiglie riciclate per creare delle perle ecologiche che, come cristalli di ghiaccio, adornano felpe con cappuccio e parka cristallizzati. Ha inoltre fatto uso di imbottiture in eco duck, pellicce ecologiche e nylon riciclato per i capispalla. Le forme dei piumini e degli abiti aderenti, arricchiti da protezioni 3D, ricordano le uniformi dell’hockey. Elementi fondamentali per comunicare un invito alla sostenibilità e alla consapevolezza.
Un altro evento ha segnato la prima giornata, cioè quello di Gucci, tornato a sfilare a Milano nel suo quartier generale di Via Mecenate, dando vita ad uno show che ha saputo colpire soprattutto perché è stato caratterizzato da maschere in passerella che potremmo definire inespressive, ed una dalla testa di Ermafrodito in resina bianca, contenuta nel packaging di invito. Alessandro Michele riesce a stupire sempre, seppur in un modo non del tutto convenzionale. Una ricerca continua sull’identità e spiega la sua collezione con queste parole: «La maschera ci permette, infatti, di mostrarci come vogliamo e di giocare il nostro ruolo di attori come meglio crediamo. È possibilità di scegliere come esercitare la nostra libertà di esporci attraverso un filtro potente che seleziona costantemente cosa vogliamo condividere di noi e cosa invece vogliamo rimanga nascosto».
Il calendario è proseguito con la donna forte, pronta ad indossare completi maschili e jeans boyfriend, di Alberta Ferretti e l’evento Moncler Genius, in cui otto creativi coinvolti nel progetto hanno presentano le loro capsule collection in una mostra-evento allestita all’interno degli spazi degli ex Magazzini Raccordati di Via Ferrante Aporti. Ciascun tunnel nell’ex deposito ferroviario è stato allestito da un diverso designer coinvolto nel progetto in maniera personale.
Questa, purtroppo, sarà anche ricordata come la Settimana milanese del commiato ad un genio del calibro di Karl Lagerfeld, direttore creativo di Fendi e Chanel, scomparso proprio in concomitanza con l’inizio dell’evento. Il suo estro e la sua creatività hanno fatto da padrone nell’ultima collezione disegnata per Fendi e presentata giovedì 21 febbraio, che si è conclusa con un emozionante video tributo dove Karl ha ricordato il giorno in cui, nel 1965, approdò a Roma, chiamato dalle stesse sorelle Fendi, tracciando un ritratto di se stesso in quel decennio di boom economico e successi per il lifestyle italiano.
«Avevo un capello di Cerruti, degli occhiali scuri e i capelli lunghi. Una cravatta lavallière, una giacca Norfolk, pantaloni alla francese, stivali e una borsa. Era il 1965». Queste le ultime parole di Karl Lagerfeld trasmesse durante l’evento Fendi, che ha celebrato un binomio durato ben cinquantatre anni e considerato da Silvia Venturini Fendi «la più lunga storia d’amore del mondo della moda». È chic e sicura di sé la donna immaginata da Karl per Fendi: pantaloni palazzo, gonne plissè, capispalla dal taglio maschile e strutturato, ed una palette di colori che oscilla dal neutro, al tabacco, al giallo, con la presenza degli immancabili fiocchi foulard.
Altra presenza imponente con ben due collezioni è quella di Armani. Per Emporio Armani ha scelto di portare in passerella un gioco di contrasti tra le nuance calde dell’arancione e del rosso, esaltate ancor di più dallo sfondo nero della scenografia. Da una silhouette giovanile con un’abbondanza di minigonne larghe, leggings in latex, alle giacche aderenti o oversize e cuissardes in raso in vista. “Rapsodia in blu” è stato invece il titolo della sfilata autunno-inverno di Giorgio Armani. Una celebrazione del blu intenso, elettrico, nelle sue sfumature più attraenti, gioca un ruolo fondamentale sui capi realizzati in diversi materiali. Si passa da giacche corte e pantaloni da cavallerizza, a cappotti ad astuccio per il look da giorno ed intarsi lamé, trasparenze, raso e paillettes per la sera. Un vero e proprio tripudio di eleganza che ha avuto luogo per la prima volta negli spazi dell’Armani Silos.
Tra gli altri brand in calendario: Bottega Veneta con il debutto di Daniel Lee, Arthur Arbesser, Tod’s, N. 21, Anteprima, Genny, Moschino, Prada, Marco De Vincenzo, Salvatore Ferragamo, Marni, Versace, Roberto Cavalli, Philosophy, Missoni, Laura Biagiotti, Etro, Blumarine, Max Mara, Antonio Marras, Agnona, Ujoh, Chiki Kisada, Atushi Nakashima. Non vanno poi dimenticati gli show fuori dal programma ufficiale come quelli di Dolce&Gabbana, Elisabetta Franchi, Maryling, Label Zlfss nell’ambito del progetto “Fashion Haining”, Au197Sm e tanti altri ancora.
Con le sfilate di Ultràchic e Alexandra Moura, stilista portoghese di Lisbona, si è conclusa quest’edizione di Milano Moda Donna, una settimana caratterizzata dall’internazionalità non solo di buyers e giornalisti ma anche di numerosi giovani talenti stranieri che hanno avuto la possibilità di comunicare con il mondo attraverso le loro creazioni e il loro stile, in una delle città più importanti per il settore moda.
Guardando all’effetto moltiplicatore, Milano Moda Donna è sempre un’occasione ghiottissima per il capoluogo lombardo: alberghi e ristoranti hanno registrato il sold out per tutta la settimana. Eppure, c’è qualcosa che preoccupa Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, intervenuto lo scorso 5 febbraio in sede di presentazione. Il fatturato del sistema moda italiano rallenta la corsa: nel primo semestre dell’anno è attesa una crescita massima dell’1%, mentre nello stesso periodo dell’anno scorso l’aumento aveva fatto segnare un +2,8%.
Secondo Capasa, tutto ciò «è dovuto alla congiuntura internazionale, con la Brexit e la guerra dei dazi. Elementi che, per un sistema che esporta molto, possono incidere negativamente». Ad ogni modo, non va dimenticato che il nostro è «un sistema che vale il 12% del valore aggiunto nazionale e con 700.000 addetti», dove le sole impresi milanesi di settore «fatturano 28 miliardi di euro all’anno».
© Riproduzione vietata