Dal 24 giugno 2016, il tema della Brexit è entrato prepotentemente nelle case di milioni di italiani, attraverso la televisione, la carta stampata e la rete. Tra scontri e accordi, strappi e ricuciture, il completamento definitivo della procedura di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ha richiesto e richiederà ancora diverso tempo. D’altronde si tratta di un avvenimento inedito nella storia dell’UE, che sta avendo e avrà ripercussioni a vari livelli, non solo nel Vecchio Continente. Che sta accadendo? Cosa cambierà per chi da anni vive e lavora oltre Manica? Qual è l’obiettivo di Londra? Abbiamo contattato Jill Morris, Ambasciatore del Regno Unito in Italia, per saperne di più.
A cura della Redazione
S.E. Morris, benvenuta su Scenari Internazionali. Il termine ultimo di scadenza per la Brexit si sta avvicinando. Il prossimo 29 marzo, il Regno Unito completerà la procedura biennale di uscita dall’UE. Tuttavia, molti aspetti sembrano ancora incerti, a cominciare dai termini effettivi dell’accordo finale che sarà raggiunto non prima della fine del periodo transitorio, programmata per il 31 dicembre 2020. Qual è lo stato dei negoziati tra Londra e Bruxelles?
Sono molto lieta di poter aggiornarvi sugli ultimi sviluppi. So che in tutta Italia c’è molto interesse verso il Regno Unito, con particolare riguardo alla Brexit. Nelle scorse settimane, abbiamo registrato alcuni importanti passi in avanti. Domenica 25 novembre, a Bruxelles, il Regno Unito e l’UE a 27 hanno concordato i termini per un’uscita fluida ed ordinata dall’UE, come stabilito nell’Accordo di ritiro. Abbiamo anche concordato i termini generali delle nostre future relazioni, come previsto dalla Dichiarazione Politica. Si tratta di un accordo che ci consentirà di riprendere il controllo dei nostri confini, delle nostre leggi e dei nostri risparmi, proteggendo al contempo i posti di lavoro, la sicurezza e l’integrità del Regno Unito. Un accordo che riunisce il nostro Paese. Infine – ma non meno importante – un accordo che garantisce i diritti di oltre 3 milioni di cittadini UE che hanno costruito il proprio percorso di vita nel Regno Unito e di circa 1 milione di cittadini britannici che vivono in UE.
Come il Primo Ministro Theresa May ha più volte sostenuto, questo è il miglior accordo possibile, onora l’esito del referendum e garantisce un futuro radioso al nostro Paese. È un accordo nell’interesse nazionale del Regno Unito e che vale per tutto il Paese, al di là che la gente abbia votato Remain o Leave.
Siamo fiduciosi del fatto che l’accordo passerà alla Camera dei Comuni il prossimo 11 dicembre, avvicinandoci al nostro percorso di uscita dall’UE, previsto per il prossimo anno.
Le relazioni tra il Regno Unito e l’Italia costituiscono uno dei pilastri negli equilibri di potere in Occidente sin dal termine della Seconda Guerra Mondiale. Anche la presenza di studenti, lavoratori ed investitori italiani in Gran Bretagna non è certo una novità. Eppure, ora, molti italiani, specie fra le giovani generazioni, temono che dopo la conclusione della procedura di uscita dall’UE possa diventare per loro impossibile entrare nel Regno Unito per effetto di potenziali politiche restrittive sull’immigrazione. Crede che accordi bilaterali separati possano compensare ed aggiustare le conseguenze della Brexit?
I diritti dei cittadini sono sempre stati una priorità durante i negoziati tra il Governo Britannico e l’UE. Questo è stato sempre chiaro fin dall’inizio ed un’intesa importante su questo aspetto è stata raggiunta al Consiglio Europeo di marzo. Il nostro Primo Ministro ha ribadito la necessità di salvaguardare i diritti dei cittadini dell’UE che vivono nel Regno Unito e quelli dei cittadini britannici che vivono nell’UE. Abbiamo un’enorme considerazione del contributo che gli italiani hanno apportato alla nostra società, alla nostra economia e anche alla nostra cultura. Come ha detto Theresa May a Firenze lo scorso anno: “Vogliamo che restiate”.
L’Italia e il Regno Unito sono stati alleati e partner per secoli e siamo convinti che i rapporti speciali che caratterizzano le nostre relazioni diplomatiche continueranno a crescere, anche dopo la nostra uscita dall’Unione Europea.
Ogni anno, a settembre, diamo vita al nostro principale evento bilaterale: il Convegno di Pontignano. Per l’edizione di quest’anno abbiamo deciso di commissionare un sondaggio relativo alla percezione degli italiani sul Regno Unito in seguito alla Brexit. I risultati hanno testimoniato la forza delle nostre relazioni bilaterali. Abbiamo scoperto, ad esempio, che più della metà della popolazione italiana ha visitato il Regno Unito almeno una volta nella sua vita e che gran parte di essa (86%) tornerebbe nel Regno Unito per motivi di studio o in visita. Inoltre, più del 50% degli italiani ha un amico o un parente che attualmente vive nel nostro Paese.
Malgrado le comprensibili incertezze, siamo molto lieti e confortati nel registrare che un considerevole numero di italiani continuano a mantenere legami stretti, atteggiamenti positivi ed opinioni favorevoli nei confronti del Regno Unito.
Sebbene la libera circolazione dei cittadini non esisterà più dopo la Brexit, la nostra intenzione è quella di lasciare la porta aperta a tutti coloro che possano fornire un contributo significativo al nostro Paese. Se pensate alla mole di scienziati, ricercatori, imprenditori e professionisti italiani che vivono e operano nel Regno Unito, gli italiani hanno tutte le carte in regola per rispondere a quel requisito. Posso garantirvi che il loro talento continuerà ad essere apprezzato ed accolto con favore nel mio Paese.
Dopo il referendum sulla Brexit, un’ampia fetta di canali di informazione europei hanno cominciato ad approcciarsi al Regno Unito e alla sua economia in modo critico. Le incertezze riguardanti la Brexit potrebbero senz’altro costituire un fattore di rischio sui mercati. Tuttavia, l’economia britannica è ancora forte e la posizione sull’estero sta migliorando in concomitanza con una diminuzione del deficit commerciale, stando agli ultimi dati. Quanto è forte la fiducia di consumatori e investitori nel Regno Unito?
Siamo coscienti del fatto che l’esito referendario ha provocato incertezza e che questo ha avuto un effetto diretto sulla vita di molte persone, incluso il settore delle imprese. È importante ricordare che il Regno Unito si trova in una posizione storicamente inedita: mai prima d’ora un Paese ha tentato di fare ciò che stiamo facendo.
Mi permetta di sottolineare un aspetto: siamo e rimarremo lo stesso Paese rivolto all’estero, consapevole della globalizzazione, flessibile e dinamico che siamo sempre stati. L’economia britannica è forte nei suoi fondamentali. Siamo la sesta maggiore economia al mondo, il quinto maggior esportatore, una fra le destinazioni principali degli investimenti esteri a livello globale, uno dei migliori luoghi al mondo in cui fare affari ed il nostro tasso di occupazione è ai massimi livelli da quarant’anni a questa parte.
Se guardiamo all’Italia nello specifico, gli stessi dati sul commercio e gli investimenti fra i nostri due Paesi sono incoraggianti. Lo scorso anno, l’Italia si è affermata come il nono partner commerciale del Regno Unito. Il commercio totale di beni e servizi fra Regno Unito ed Italia si è attestato a quota 42,8 miliardi di sterline [circa 48 miliardi di euro, ndr], per un incremento pari al 6,3% rispetto all’anno precedente. I dati più recenti hanno evidenziato che l’export britannico di beni verso l’Italia è aumentato del 3,7% nei primi otto mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
Durante il suo discorso del 17 gennaio 2017, il Primo Ministro Theresa May ha affermato di volere che il «Regno Unito riemerga da questo periodo di cambiamento più forte, più giusto, più unito e più rivolto all’esterno che mai». Nella sua visione, il Paese dovrebbe continuare ad essere «un magnete per i talenti internazionali ed una casa per i pionieri e gli innovatori». In breve, «una vera Gran Bretagna Globale». Si è trattato di un passaggio-chiave del suo intervento, che ha respinto di fatto ogni accusa di nazionalismo e chiusura. Quali sono i mercati esteri a cui sta guardando il Regno Unito al di fuori dell’Europa?
Stiamo lasciando l’UE, ma non stiamo lasciando l’Europa. Mentre costruiamo nuove relazioni con i vicini europei, rilanceremo anche i nostri rapporti in tutto il mondo, sostenendo il libero commercio e la giustizia internazionale. Resteremo europei nel cuore, ma anche al centro del Commonwealth, della NATO e dell’ONU.
Siamo sempre stati ben noti per la nostra capacità di costruire alleanze con Paesi in ogni angolo del pianeta. La nostra rete di amicizie internazionali è ineguagliabile e fondata su valori condivisi: democrazia, stato di diritto, separazione dei poteri, rispetto dei diritti civili e politici individuali, e fiducia nel libero commercio.
Continueremo, come abbiamo sempre fatto, a rafforzare e a difendere questi valori condivisi in tutto il mondo. Come recentemente annunciato dal nostro Segretario agli Esteri, investiremo nell’apertura di 12 nuove Ambasciate e Sedi Diplomatiche in giro per il pianeta e rafforzeremo il nostro servizio diplomatico, assumendo circa 1.000 persone.
Speriamo di riuscire ad utilizzare la nostra influenza, la nostra abilità e la nostra capacità per difendere i valori che il Regno Unito ha sempre rappresentato e diventare una cinghia di connessione fra le democrazie del mondo.
Secondo lo UK Digital Strategy Report, pubblicato dal Governo Britannico nel marzo 2017, più dell’80% delle piccole e medie imprese del Regno Unito ha avuto accesso alla fibra ultraveloce nel 2016, in aumento rispetto al 68% del 2015. Eppure, il rapporto sosteneva che «c’è ancora da lavorare». Cosa sta facendo il Vostro Paese in materia di digitalizzazione e innovazione?
Una “Gran Bretagna davvero globale” richiede un Regno Unito genuinamente globale che sia impegnato a restare aperto al commercio, agli investimenti e al talento. Oltre all’Italia, vogliamo continuare ad attrarre talenti da tutto il mondo. Se vogliamo mantenere la nostra economia prospera e competitiva a livello globale, l’innovazione tecnologica è uno dei principali driver per raggiungere quest’obiettivo.
Nel marzo 2017, il Dipartimento per il Digitale, la Cultura, i Media e lo Sport ha lanciato la nostra Strategia Digitale nazionale. Si tratta di un pilastro nel quadro delle nostre politiche di innovazione, con l’obiettivo di creare un’infrastruttura digitale di livello mondiale per il Regno Unito, fornendo contemporaneamente ad ognuno l’opportunità di accedere alle competenze digitali di cui ha bisogno. È finalizzata a fare del Regno Unito il miglior luogo in cui creare e sviluppare aziende digitali, ed il posto più sicuro al mondo dove poter vivere e lavorare on-line. Cerca inoltre di preservare la posizione del Governo Britannico quale leader mondiale nell’offerta di servizi on-line ai suoi cittadini e nello sfruttamento del pieno potenziale dei dati per sostenere l’economia britannica.
È chiaro che l’innovazione tecnologica non può essere raggiunta soltanto a livello nazionale ma anche attraverso la cooperazione con i partner esteri. Il Regno Unito e l’Italia condividono importanti relazioni economiche e sono partner commerciali di primo livello. Affinché queste relazioni restino solide, anche dopo la nostra uscita dall’UE, dobbiamo sfruttare le immense opportunità che l’economia digitale è in grado di offrire. Credo che sia nostro dovere continuare a lavorare insieme e promuovere la ricerca scientifica e l’innovazione, allo scopo di facilitare la creazione ed il trasferimento di competenze digitali.
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