Nella giornata di oggi, a Milano, SACE (Gruppo Cassa Depositi e Prestiti – CDP) ha presentato il nuovo Rapporto Export Keep Calm & Made in Italy. Nell’era dell’incertezza, l’export Made in Italy è il punto di forza su cui puntare con maggior focus e continuità. Ben 20 sono i mercati prioritari per garantire una crescita di medio-lungo termine e investimenti in infrastrutture per riconquistare € 70 miliardi di export “perduto”.
MILANO – È un futuro di crescita e opportunità, nonostante le incertezze, quello che attende l’export italiano nei prossimi quattro anni. Forte della profonda evoluzione realizzata negli ultimi dieci anni e dell’eccellente performance del 2017, l’export italiano ha tutto il potenziale per non arrestare la sua crescita e cogliere le opportunità offerte dai mercati esteri anche in un contesto oggettivamente complesso. Questo è il quadro delineato da Keep Calm & Made in Italy, l’ultimo Rapporto Export del Polo SACE SIMEST, presentato oggi a Milano.
Lo Studio, che include le previsioni 2018-2021 sull’andamento delle esportazioni italiane per Paesi e settori e fornisce approfondimenti sui fenomeni globali a maggiore impatto, prospetta un quadro di vigile ottimismo per le nostre imprese esportatrici e dedica un approfondimento al settore infrastrutturale, elemento chiave per rafforzare la proiezione internazionale dell’Italia.
«La performance brillante delle esportazioni italiane nel 2017 non è un successo isolato, ma è la conferma della forza del nostro export, che dalla crisi del 2008 è stato in grado di riadattarsi, migliorare la qualità, aumentare la specializzazione e orientarsi sempre più verso mercati a maggior potenziale – ha dichiarato il presidente di SACE, Beniamino Quintieri – Per il 2018 prevediamo una crescita delle esportazioni italiane del 5,8%, un trend positivo che continuerà anche del triennio successivo a un tasso medio annuo del 4,5%: vero e proprio ‘patrimonio nazionale’, l’export continuerà a offrire un contributo decisivo alla crescita del Paese».
«L’incertezza e la volatilità che caratterizzano i mercati in questo momento storico sono importanti, ma dobbiamo abituarci a considerarle come la nuova normalità – ha spiegato Roberta Marracino, Direttore Area Studi e Comunicazione di SACE – Sono fattori di complessità che devono essere affrontati senza cadere in allarmismi e senza perdere di vista le opportunità esistenti nei mercati esteri e le priorità per coglierle. Tra queste gli investimenti in infrastrutture, soprattutto in ambito portuale, marittimo e del trasporto intermodale, indispensabili per un’economia che basa più del 30% del proprio PIL sull’export e che potrebbero consentirci di recuperare ogni anno 70 miliardi di euro di export».
Export italiano | le previsioni 2018-2021
Dopo la performance brillante nel 2017 (+7,4%), le esportazioni italiane, continueranno ad avanzare anche nel 2018 (+5,8%) e nel triennio successivo 2019-2021 (+4,5% medio annuo), sfiorando i 500 miliardi di euro già nel 2019 e superando i 540 miliardi nel 2021. Crescerà anche l’export di servizi, che nell’arco della previsione dovrebbero raggiungere i 116 miliardi di euro.
In questo contesto, al di là di incognite importanti, le imprese italiane avranno diverse certezze su cui contare: la ripartenza degli investimenti, accompagnati dalla ripresa dei prezzi delle materie prime; gli accordi commerciali dell’Unione Europea con Canada, Messico, Paesi Mercosur, Giappone, India e Paesi Asean; l’elevata qualità del Made in Italy che rende le nostre esportazioni meno soggette alla concorrenza di prezzo.
Le maggiori incognite riguardano invece le pressioni sul tasso di cambio, dove un rapporto euro/dollaro superiore a 1,30 si ripercuoterebbe negativamente sulla competitività del nostro export, l’evoluzione delle catene globali del valore, con le politiche di import substitution di mercati di punta come Cina, India e Stati Uniti potrebbero influenzare le opportunità per l’export italiano; e i rischi di escalation protezionistica, dove si concentrano le maggiori preoccupazioni.
Verso una guerra commerciale? | Le previsioni in caso di escalation protezionistica
Sebbene il rischio che si scateni una vera e propria guerra commerciale sia piuttosto limitato (probabilità nell’ordine del 5-10%), gli effetti di una simile escalation potrebbero essere molto forti sia a livello globale che a livello dei singoli Paesi coinvolti.
I primi impatti si avrebbero sulla crescita globale, che rallenterebbe al 2,8% nel 2018 (3,3% nello scenario base) e nel 2019 scenderebbe a 2,1% (da 3,0%). Anche il commercio mondiale rallenterebbe da 4,2% nel 2018 (5,2% nello scenario base) e crollerebbe nel 2019 al 2,4% (da 4,4%). L’economia cinese registrerebbe un lieve rallentamento, con un tasso medio del 5,7% nel biennio 2018-19, mentre per gli Stati Uniti sarebbe un vero boomerang con un tasso medio dell’1,8% nel biennio.
In questo scenario alternativo, l’export italiano risentirebbe del calo della domanda dei Paesi più interessati dalle misure – Stati Uniti e Messico in primis – perdendo quasi due punti percentuali nel 2018 (da 5,8% a 3,9%) e oltre 3,5 punti l’anno successivo (da 5,2% a 1,6%).
La mappa dell’export | I trend per aree e settori
Nel 2018 si confermano cruciali per l’export italiano i mercati che hanno trainato la volata del 2017. La performance migliore è attesa per l’Asia (+8,4%) con Cina, India e Indonesia in prima linea; l’America Latina (+7,5%) con una ripresa degli scambi con il Brasile; e l’Europa emergente (+7,0%) in primis la Russia, pur con tutte le cautele legate al tema delle sanzioni internazionali. Positive le prospettive per il nostro export anche nel Nord America (6,1%), nell’Africa Subsahariana (+5,4%), nell’Europa avanzata (+4,8%) e in Medio Oriente e Nord Africa (+4,7%). Nel 2019-2021, l’export italiano “rallenterà” la sua corsa in media (+4,5%) in modo omogeneo in tutte le aree.
Dal punto di vista dei settori, saranno i beni intermedi a far registrare i tassi di crescita più elevati nel prossimo quadriennio: l’incremento previsto è dell’8,1% nel 2018 e del 4,7% in media nel triennio successivo. Tra i settori più promettenti del raggruppamento dei beni intermedi, il comparto chimico-farmaceutico, che non fa parte dei tradizionali settori di specializzazione produttiva italiana ma che ha fatto registrare una delle migliori performance nel 2017 e offre prospettive interessanti per i prossimi anni.
Le esportazioni dei beni di investimento, le più rilevanti in termini di peso (40% dell’export totale), sono previste in aumento del 5% nel 2018 e ad un tasso medio lievemente inferiore (4,6%) nei tre anni a seguire, a testimonianza dei segnali di ripresa del ciclo degli investimenti nel panorama internazionale. Tra i settori che si distingueranno in termini di performance: i mezzi di trasporto, uno dei settori trainanti delle esportazioni italiane nel 2017, specie nel comparto automotive (+4,6% nel 2018 e +6,9%, in media, nel triennio 2019-2021) e la meccanica strumentale, primo settore di esportazione italiano (+ 5,2% nel 2018 e 3,1% nei tre anni successivi).
Irrinunciabili e nuove promesse | I 20 mercati prioritari per il Made in Italy
In base agli indicatori di rischio, alla crescita dell’economia e della domanda, alle dinamiche dell’export italiano negli ultimi anni e al posizionamento competitivo rispetto ai nostri tradizionali concorrenti, SACE ha identificato 15 geografie ad alto potenziale per le esportazioni e gli investimenti italiani nel medio-lungo termine: una selezione di mercati target – sia emergenti sia avanzati – che ha intercettato complessivamente 95 miliardi di euro di vendite italiane nel 2017, 85 nel 2016, (pari al 21% dell’export complessivo) e si prevede che contribuiranno per un terzo del maggiore export tra il 2018 e il 2021.
Le 15 geografie, identificate già lo scorso anno, sono riconfermate anche quest’anno come “irrinunciabili”: Arabia Saudita, Brasile, Cina, Emirati Arabi Uniti, India, Indonesia, Kenya, Messico, Perù, Qatar, Repubblica Ceca, Russia, Stati Uniti, Sudafrica e Vietnam.
A queste si aggiungono 5 “promesse”, destinazioni in cui il nostro export ha registrato l’anno scorso un andamento positivo o stabile e per le quali è attesa una crescita significativa nei prossimi anni: la Turchia, mercato consolidato capace di offrire opportunità molto diversificate; ma anche Senegal, mercato più piccolo e ancora da esplorare con interessanti opportunità aperte dal programma di sviluppo governativo (Plan Sénégal Emergent); e poi Colombia, Filippine e Marocco, dove un mix di ripresa economica e aumento degli investimenti esteri contribuirà alla domanda di beni Made in Italy.
Fonte: SACE