A cura della Redazione
Negli ultimi mesi abbiamo assistito al ritorno di pagine della storia che speravamo relegate al passato. La guerra si è riaffacciata alle porte d’Europa. Non solo il conflitto tra Russia e Ucraina, ma anche la Libia, la Siria e la tensione crescente tra Algeria e Marocco: tutte questioni che ci riguardano direttamente. A sottolinearlo sono gli organizzatori della prossima edizione di Port&Shipping Tech, Main Conference della Naples Shipping Week, in programma per la fine di questo mese.
È in atto un sommovimento pari a quello del periodo 1989-1991, forse più radicale, che mette in discussione equilibri che risalgono anche a tre secoli fa, proseguono gli organizzatori. Per l’Italia si è aperta una crisi che per ora non lascia intravedere opportunità ma solo rischi urgenti. Vista dall’oggi, la nostra posizione precedente al 24 febbraio era stabile con un outlook negativo. Ora la stabilità non c’è più.
La nostra autorevolezza, il cosiddetto soft power, nel Mediterraneo è vicina ai minimi storici, al netto degli affannosi acquisti di gas e ai confusi discorsi relativi a progetti energetici lasciati cadere o impantanati da mille opposizioni. Proprio nel momento in cui il baricentro della NATO (e della UE) si sposta a Nord e ad Est.
Anche gli operatori dello Shipping, come le Forze Armate e i Servizi, sono in grado di avvertire molto presto i cambiamenti economici e politici del mercato. È per questo che l’apertura di Port&ShippingTech, prevista per il prossimo 29 settembre, avrà come focus la geopolitica.
Dopo il saluto della Marina Militare, portato dal Comandante Logistico Ammiraglio Giuseppe Abbamonte, il keynote speech sarà affidato a Dario Fabbri, direttore della rivista Domino e tra i più noti esperti italiani di geopolitica. Seguiranno una serie di interventi che tratteggeranno il contesto in modo dettagliato:
- Una rassegna dell’hard-power in Europa e nel Mediterraneo: Capacità militari e tecnologie, a cura di Alessandro Marrone, Responsabile Programma “Difesa” dell’Istituto Affari Internazionali (IAI);
- Un reminder sulle rotte delle materie prime e il ruolo del trasporto marittimo in un futuro incerto, da parte del Prof. Ennio Cascetta, professore ordinario di Pianificazione dei Sistemi di Trasporto dell’Università Federico II di Napoli e docente al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Cambridge (USA);
- L’evoluzione delle catene internazionali del lavoro e delle catene di approvvigionamento tra regionalizzazione e friendshoring, che non sono non la stessa cosa, come illustrerà Cristina Pensa, economista del Centro Studi di Confindustria;
- Uno sguardo (preoccupato) alla sponda sud del Mediterraneo, cui stiamo affidando buona parte del nostro futuro energetico, con Giuseppe Manna, Analista geopolitico;
- Un vademecum sulla geopolitica in azienda, variabile ulteriore per la gestione di sistemi complessi, a cura di Enrico Vergani, Partner di BonelliErede;
- Chiuderà la mattinata un panel, moderato da Umberto Masucci, Presidente Propeller Clubs Italy, durante cui tutte le associazioni degli operatori italiani dello shipping, dai porti agli spedizionieri, spiegheranno la propria posizione e le proprie proposte di fronte al mare in tempesta che affrontano ogni giorno.
Sull’argomento Italia nel mare “nuovo” Port&Shipping Tech tornerà il giorno successivo con la sessione Over&Under The Sea, trattando temi di estrema attualità come la centralità del mare in chiave di sicurezza energetica del Paese, le sfide per l’Italia e gli operatori di fronte alla corsa alle risorse marine, fra tradizione, nuove scoperte e nuovi ambiti: dalla pesca al gas naturale, dai gasdotti fino ai parchi eolici.
Su quest’ultimo punto l’intervento dell’Ammiraglio Fabio Caffio, massimo esperto italiano delle frontiere marittime, proietterà una luce fortissima su un aspetto rimasto in ombra: il disinteresse verso la rapida definizione dei contenziosi sui limiti delle rispettive Zone Economiche Esclusive (ZEE) con alcuni Paesi corivieraschi. Uno su tutti, quello con l’Algeria, che ha unilateralmente esteso la propria ZEE fino ad avvolgere quasi completamente la Sardegna sul lato occidentale.
Questo comporta che, se non corretta, la situazione non solo esclude l’Italia dallo sfruttamento eventuale degli enormi giacimenti di idrocarburi off-shore del bacino Liguro-Algero-Provenzale, ma nell’immediato proietta un’ombra sui progetti di impianti eolici off-shore a sud-ovest della Sardegna, che ricadrebbero in pieno nella ZEE del Paese maghrebino. Un esempio plastico di cosa accade quando si perde autorevolezza e focalizzazione.