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Shipping, Forwarding&Logistics meet Industry (SMI) è l’appuntamento annuale dedicato all’incontro tra il mondo della logistica, delle spedizioni, dei trasporti, e quello dell’economia produttiva italiana, promosso da ALSEA e da The International Propeller Clubs. Si è chiusa lo scorso 5 marzo la nona edizione della manifestazione, cominciata il giorno precedente presso il Centro Congressi di Assolombarda a Milano. Per il quinto anno consecutivo, Scenari Internazionali ha seguito l’evento in qualità di media partner.
di Federica Luise
MILANO – Si è conclusa con successo mercoldì 5 marzo la nona edizione di Shipping, Forwarding & Logistics Meet Industry. L’appuntamento si è confermato tra i principali momenti di confronto tra le istituzioni, aziende ed esperti, con circa 80 relatori che hanno animato le sessioni dedicate agli ultimi sviluppi economici, infrastrutturali e logistici del sistema Italia. Stando ai dati degli organizzatori, nei due giorni, complessivamente, sono stati 850 gli operatori logistici e industriali ad affollare le sale del Centro Conferenze di Assolombarda per seguire i lavori, cui se ne sono aggiunti oltre 2.400 da remoto.
A conferma della rilevanza dei temi trattati, la presenza, tra gli altri, di Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Nello Musumeci, ministro per la Protezione Civile e per le Politiche del Mare, ed Edoardo Rixi, viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. La prima giornata, in particolare, ha offerto, come di consueto, un focus più ampio – di carattere geopolitico e geoeconomico – per comprendere meglio gli scenari in gioco e i rapidi mutamenti degli equilibri regionali e internazionali.
Italia e Mediterraneo: tra “nuovo ordine” e “caos”
Il Mediterraneo è stato al centro della conferenza di apertura, sotto una luce diversa dal solito: “nuovo ordine” e “caos” sono state le parole-chiave che hanno prevalso durante l’intera due-giorni. Due termini che si adattano alla realtà attuale, dove gli equilibri internazionali si stanno trasformando rapidamente, con impatti diretti sul commercio, sulle infrastrutture e sulle rotte di trasporto.
Per Germano Dottori, analista geopolitico e consigliere scientifico di Limes, il vero spartiacque geopolitico si è verificato quando Washington ha deciso di ragionare nell’ottica del sistema Paese, abbandonando l’approccio da grande potenza ed orientandosi così unicamente ai propri interessi. Un cambio di prospettiva che si è tradotto, secondo l’analista, in scelte economiche mirate, come l’imposizione di dazi, per rilanciare il settore manifatturiero statunitense in difficoltà. Una strategia che, come ha sottolineato il vicepresidente J.D. Vance durante il tesissimo incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelens’kyj, punta a riportare l’industria nazionale al centro delle politiche della Casa Bianca.
Nel frattempo attori come Cina, Russia e Arabia Saudita osservano ed approfittano del ridimensionamento dell’influenza statunitense, senza alcuna intenzione di collaborare per mantenere l’ordine globale. Una minore presenza statunitense sullo scacchiere globale consente infatti di aver più spazio a disposizione per affermare la propria leadership. Per quanto riguarda l’Unione Europea, Dottori parla di un’equazione molto semplice: l’allontanamento statunitense dal Vecchio Continente rappresenta la possibilità di una riapertura del mercato europeo e di una ripresa della sovranità. La notizia dei sempre più probabili dazi contro l’Europa ha subito spaventato le piccole e medie imprese italiane, che fanno leva sull’espansione nei mercati esteri.
Tale situazione potrebbe tuttavia presentare nuove opportunità da cogliere. Matteo Salvini e Alessandro Fidato, presidente del Gruppo Trasporti, Logistica e Infrastrutture di Assolombarda, hanno sottolineato che Roma può vantare un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti, più stretto rispetto agli altri Paesi europei. Un legame rafforzato dai numerosi investimenti statunitensi nel Belpaese, che potrebbe facilitare il dialogo sui dazi ed aprire, nel concreto, nuove strade alle imprese italiane.
In questo contesto geopolitico è emerso un messaggio unanime: l’Italia, insieme all’Europa, sta riscoprendo la possibilità di sviluppare un’autonomia strategica che per troppo tempo era rimasta in ombra sotto l’influenza di Washington. Un processo che non va interpretato come una perdita, ma come un’opportunità per rafforzare la politica estera, investire in innovazione e migliorare la capacità di risposta nelle crisi internazionali.
Germano Dottori ha terminato il suo discorso con una serie di consigli per l’Italia: lavorare su se stessa, assumersi rischi e trovare nuovi spazi di manovra per ottenere un ruolo concreto nello scenario globale. Le ultime missioni diplomatiche del governo stanno infatti delineando una strategia chiara: stringere nuove alleanze, diversificare le partnership e ridisegnare il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo. Non è certo casuale, in quest’ottiica, il recente incontro di Giorgia Meloni con il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed Al Nahyan, un partenariato strategico che potrebbe rivelarsi fondamentale per il futuro, come ricordato da Alessandro Gili, Research Fellow Centers on Geoeconomics and Infrastructure dell’ISPI.
Italia snodo strategico nel Mediterraneo: sicurezza, industria e innovazione
Alessandro Fidato e l’Ammiraglio di Squadra Giuseppe Berutti Bergotto hanno definito la Penisola come il cuore pulsante del Mediterraneo, capace di giocare un ruolo centrale nella gestione e nella difesa del traffico commerciale – incluso quello aereo, considerando che Malpensa riceve il 65% del traffico aereo cargo europeo – grazie alla forza della Marina Militare e della Guardia Costiera. Nel Mediterraneo transitano oltre 10.000 navi all’anno ed il 46% dei cavi delle telecomunicazioni mondiali passa sotto i nostri mari. L’Italia, dunque, non è solo un crocevia commerciale, ma anche un pilastro nella sicurezza di queste infrastrutture.
Su questo punto si allineano, seppur in panel diversi, Betty Schiavoni, vicepresidente di ALSEA, e l’Ammiraglio Cristiano Nervi, direttore del Polo Nazionale della Subacquea: industria e difesa devono lavorare fianco a fianco per rafforzare il sistema Paese. Schiavoni chiede una competizione etica ed una rete di imprese compatta, capace di cooperare insieme. L’Ammiraglio, dal canto suo, sottolinea come le aziende non debbano limitarsi all’internazionalizzazione ma esplorare le opportunità offerte dalla collaborazione con la Difesa italiana, in particolare attraverso il nuovo Polo Nazionale della Subacquea, un centro di eccellenza che unisce ricerca, innovazione e applicazioni tecnologiche per il settore marino, con l’obiettivo di sostenere le industrie italiane in ambiti come la difesa, l’esplorazione, la protezione ambientale e lo sfruttamento delle risorse naturali sottomarine.
Le opportunità nel Mediterraneo sono infinite, come illustrato dall’Ammiraglio Berutti Bergotto, che ha descritto il Mediterraneo come un bacino di risorse che può trainare settori-chiave dal turismo all’agroalimentare, dal biofarming alle telecomunicazioni fino all’energia, in particolare le terre rare, strategiche per ridurre la nostra dipendenza di importazione dalla Cina. L’Ammiraglio, assieme al Contrammiraglio Edoardo Balestra, del Corpo delle Capitanerie di Porto della Guardia Costiera, ha citato anche le Zone Economiche Esclusive (ZEE), centrali per il futuro dell’Italia, oltre allo sviluppo della cosiddetta Blue Economy.
Per riuscire a ritagliarsi un ruolo di leader nella regione, tuttavia, serve anche essere all’avanguardia nell’innovazione dei sistemi. L’Ammiraglio Ispettore Capo Piero Pellizzari, direttore marittimo della Liguria, Corpo delle Capitanerie di Porto della Guardia Costiera, ha proposto lo sviluppo di un sistema unificato di comunicazione per tutte le navi europee, che elimini gli ostacoli burocratici e linguistici, semplificando e velocizzando le operazioni e la governance del Mar Mediterraneo. Riccardo Fuochi, presidente dell’International Propeller Club – Port of Milan, ha sottolineato a questo riguardo come la tecnologia sia al servizio dell’azienda e non il contrario, specificando che è necessario anche investire nella formazione del personale, suggerendo di farlo nell’ambito della formazione tecnica e di ispirarsi all’Asia – attore-chiave in ambito tecnologico – per rimanere al passo con le nuove tecnologie.
Matteo Salvini si è concentrato anche sulle grandi trasformazioni in corso: l’opera ingegneristica idraulica più imponente al mondo, cioè la diga foranea, e il rinnovamento della torre di controllo, entrambe nel Porto di Genova, nonché il progetto Unico Terzo Valico dei Giovi – Nodo di Genova, destinato a ridurre significativamente i tempi di trasporto tra il capoluogo ligure e Milano. A queste si aggiungono, tra le altre, il retroporto di Alessandria, il primo treno ad idrogeno in Val Camonica ed il passante ferroviario AV di Firenze.
Il focus si è poi esteso a livello europeo, dove il dibattito si è indirizzato sulle differenze tra i Paesi membri e sulle decisioni delicate da adottare nell’ottica di una riacquisizione, almeno parziale, della sovranità nazionale. Salvini ha sottolineato l’importanza di calibrare attentamente le alleanze con gli altri attori del Continente e di rispondere alle richieste dell’Unione Europea senza compromettere la stabilità economica della Penisola.
A tal riguardo, il ministro e vicepresidente del Consiglio ha citato il Green Deal e la chiusura delle centrali a carbone in Italia, una decisione che comporta alcune sfide a livello energetico, soprattutto in un periodo in cui il prezzo del gas è fortemente condizionato dalla guerra russo-ucraina. Il leader della Lega ha posto l’accento anche sull’importanza di rafforzare la difesa nazionale, così come accennato anche da Alessandro Marrone, responsabile del Programma Difesa, Sicurezza e Spazio dello IAI, piuttosto che investire in un possibile esercito europeo, che non ha ancora solide basi organizzative.
Al di là delle specifiche ambizioni diplomatiche e geopolitiche e delle opinioni, tutti i relatori hanno concordato su un punto: l’Italia e l’Europa stanno riscoprendo la propria sovranità e questo processo impone un cambio di mentalità, sia a livello nazionale che aziendale per capire dove orientare la bussola commerciale. Come competere e con chi dialogare diventano i nuovi quesiti fondamentali. Alessandro Gili ha insistito sulla necessità di rimanere competitivi nell’ambito della difesa e dell’innovazione, giocando con una visione strategica, ossia la politica di ridondanza: creare reti di comunicazione multiple tra Paesi per evitare che un’unica potenza – come è accaduto con gli Stati Uniti – detenga il monopolio geopolitico e tecnologico.
La funzione del Mar Mediterraneo come punto di passaggio fondamentale per il commercio internazionale, sia marittimo che sottomarino, necessita di protezione e di una buona gestione organizzativa tra tutti i Paesi del bacino e dell’Europa. Attualmente, l’Italia ha ottime possibilità per ricoprire il ruolo di leader nella difesa e nell’innovazione del Mediterraneo, accettando così la sfida di ottenere un nuovo ruolo rilevante nelle dinamiche internazionali.
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