A cura della Redazione
«Voglio tranquillizzare tutti: la sospensione delle forniture alla Bulgaria non include i transiti attraverso il Paese». A dirlo è il ministro degli Affari e del Commercio Esteri ungherese, Péter Szijjártó, commentando sulla sua pagina Facebook la notizia che dalle 8.00 di stamattina, Gazprom ha bloccato le forniture verso Polonia e Bulgaria per essersi rifiutate di pagare le importazioni in rubli.
Dalla serata di ieri, dopo l’annuncio della decisione da parte dei vertici del gigante russo, in Ungheria era cominciata a crescere la preoccupazione tra la popolazione per le possibili ripercussioni sulla rete di approvvigionamento nazionale.
Circa 3,5 miliardi di metri cubi di gas russo arrivano ogni anno in Ungheria attraverso Turchia, Bulgaria e Serbia. Malgrado Sofia sia stata direttamente colpita dalle decisioni russe, le forniture di gas naturale continueranno dunque ad entrare in territorio ungherese come previsto, «senza ostruzioni e sulla base del contratto di lungo termine con la Russia».
In totale, stando all’accordo firmato il 27 settembre scorso con il gruppo ungherese MVM, fortemente criticato dai vertici dell’UE e dell’Ucraina, sono 4,5 miliardi i metri cubi di gas che annualmente Gazprom si è impegnata a fornire al Paese da qui ai prossimi quindici anni.
Stando al video pubblicato nel post di Szijjártó, si tratta di una quota significativa del fabbisogno nazionale annuale, nei fatti irrinunciabile. «Abbiamo trovato una soluzione in base a cui l’Ungheria pagherà in euro presso un conto aperto da Gazprom Bank, che poi convertirà a sua volta l’importo in rubli trasferendolo a Gazprom Export», ha spiegato il ministro, aggiungendo che si tratta dello stesso metodo di pagamento scelto da Bratislava, come annunciato di recente dal ministro slovacco dell’Economia Richard Sulík.