Giovedì scorso, a seguito del MED7, il vertice dei Paesi europei del Mediterraneo [Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro e Malta], il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha ricevuto a Palazzo Chigi il presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron. I due leader hanno annunciato l’avvio dei lavori per la conclusione entro l’anno del cosiddetto Trattato del Quirinale. Si tratterà di un accordo-quadro strategico tra Roma e Parigi, che intende sviluppare i risultati del vertice bilaterale di Lione del settembre scorso e su cui sta lavorando un gruppo di esperti, finalizzato a «rendere ancora più forti e più sistematiche le nostre relazioni», secondo le parole di Paolo Gentiloni.
Il capo del governo italiano ha ricordato la già solida cooperazione tra i due Paesi, gli importanti investimenti reciproci ed un volume di interscambio commerciale bilaterale vicino agli 80 miliardi di euro. «A queste relazioni storiche – ha poi affermato Gentiloni – noi abbiamo deciso di dare una cornice più stabile e più ambiziosa, con l’idea che era già emersa nel vertice di Lione». Il Trattato del Quirinale non sarà tuttavia un semplice accordo tra due Paesi ma un «luogo di contributi creativi per il futuro dell’Unione Europea», essendo Italia e Francia tra i principali Paesi fondatori dell’Unione. Roma e Parigi credono infatti anche nei «passi in avanti» sulla strada del progetto europeo: il completamento dell’unione monetaria, la facilitazione degli investimenti e l’incremento occupazionale. «Sappiamo bene – ha aggiunto il presidente del Consiglio – che questi numeri macroeconomici devono tradursi in nuove occasioni di lavoro e benessere per le nostre famiglie».
Centrali, durante la conferenza stampa, sono stati anche gli ambiti relativi ai flussi migratori e alla sicurezza dei confini esterni dell’UE. A questo proposito, se Gentiloni ha sottolineato che non può esserci una soluzione semplice, in grado di risolvere in breve tempo tutti i problemi, Macron, incalzato dalla stampa transalpina, ha ricordato che un’accoglienza indifferenziata non è possibile. Per l’inquilino dell’Eliseo, infatti, va rimarcata la distinzione tra i migranti economici e i rifugiati che si appellano al diritto di asilo in Europa. Nel dibattito in corso fra gli intellettuali francesi c’è molta confusione a riguardo, ha detto Macron, secondo cui su questo tema bisogna evitare i falsi buonismi e tenere presenti esigenze come la lucidità, l’umanità e il rispetto dei principi di accoglienza per chi ne ha i requisiti. Macron, che ha espresso apprezzamento per l’impegno dell’Italia a gestire e ridurre i flussi migratori nel corso del 2017, ha anche elogiato l’annunciata missione di supporto delle nostre Forze Armate in Niger, uno dei quei Paesi di transito che, come Ciad e Mali, sono ormai diventati triste teatro quotidiano di un brutale traffico di esseri umani.
Sul piano della cooperazione italo-francese, il leader transalpino ha sottolineato l’importanza del percorso avviato a Lione nel settembre scorso per la creazione di «roadmap comuni» in merito a progetti di grande impatto come la linea ad alta velocità Torino-Lione, che «cambierà i traffici transfrontalieri», la questione STX e la cooperazione navale in generale. Macron ha inoltre tenuto a precisare che il rapporto privilegiato tra Francia e Germania non deve essere inquadrato in un’ottica esclusiva. Questa relazione particolare, secondo il presidente francese, è anzi complementare rispetto al rapporto Francia-Italia. «Esiste un rapporto franco-tedesco strutturante, che è all’origine della nostra Europa contemporanea», ma questo nulla toglie alla «specifica amicizia» che lega Roma e Parigi.
In tema europeo, Gentiloni e Macron hanno concordato sulla necessità di rafforzare la cooperazione tra i Paesi membri. Il presidente del Consiglio ha ricordato la forte domanda di Europa – o almeno di ciò che questa rappresenta – esistente sia alla periferia che al di fuori dei confini europei. Nelle regioni dei Balcani, del Medio Oriente e dell’Africa, il modello di libertà, welfare state e sviluppo sociale incarnato dall’Europa viene ancora inseguito come un obiettivo storico, secondo Gentiloni. Dobbiamo dare una prospettiva proiettata ai prossimi dieci anni per un’Europa più sovrana, più unita e più democratica, ha sostenuto Macron, che ha in mente un’Unione come «potenza digitale, energetica e ambientale», capace di difendere i suoi confini e di armonizzare le sue differenze interne sociali, fiscali e culturali.
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